Renzi corre il giro d'Italia per restare a Palazzo Chigi

A Milano, Bergamo e Bari in dodici ore con interviste a Canale 5 e La7. Attacca Grillo e la sinistra "con la puzza al naso". E promette: nel 2015 gli 80 euro anche ai pensionati

Renzi corre il giro d'Italia per restare a Palazzo Chigi

Il trottolino ha girato l'Italia in 12 ore come una biglia da flipper. La rincorsa di Matteo Renzi ai voti forzisti e cinquestelle non ammette soste: «Quelli che hanno votato Berlusconi o Grillo – ha riconosciuto ieri - sono la maggioranza nel Paese. Noi del Pd partiamo indietro». La controffensiva mediatica dopo Porta a porta doveva essere massiccia.

E così vai con la giostra: ore 9,15, Milano, incontro con il terzo settore nella redazione del settimanale Vita; ore 10,45, Milano, comizio al Piccolo teatro; ore 12,30 Cologno Monzese (accolto dai vertici Mediaset al completo guidati dal presidente Fedele Confalonieri), intervista a Barbara D'Urso per Pomeriggio Cinque: il primo (e fino a ieri unico) leader del centrosinistra a varcare la soglia del Biscione era stato Massimo D'Alema nel 1996. E ancora: ore 14,30, Bergamo, comizio per Giorgio Gori sindaco; ore 17, Bari, comizio al teatro Petruzzelli. E in serata è andata in onda un'intervista a Bersaglio mobile di Enrico Mentana registrata in mattinata. Intanto a Roma il governo incassava la nona fiducia in 70 giorni: un record.

Renzi ha trasformato questo voto europeo in un referendum su di sé per avere la legittimazione elettorale che gli manca. Con un altro colpo di acceleratore, ieri ha detto che domenica si gioca un derby, «non tra Inter e Milan, ma tra chi pensa che il futuro dell'Italia sia evocare terrore e giocare sulla sconfitta, e chi nonostante i mille limiti si mette in gioco e prova a cambiare le cose». Un duello tra lui e «chi vuol farci credere, anche con un linguaggio di morte, che è tutto disperazione e distruzione» mentre l'Italia ha davanti una «straordinaria occasione di ripartenza».

Il contrattacco è stato condotto a colpi di promesse e sparate a effetto. «Nella pubblica amministrazione cerchiamo di imporre un poderoso sforzo di cambiamento». Bisogna «semplificare il modo di pagare le tasse», magari «con un sms» perché «l'Italia è il Paese che incasina le cose semplici», e trasformare l'Agenzia delle entrate in «un partner, non una controparte dei contribuenti». Ha ripetuto che «quest'anno abbiamo scelto di dare 80 euro al mese per sempre alle famiglie che non arrivano ai 1.500 euro al mese», che l'anno prossimo toccherà ai pensionati. E per fare entrare il concetto nella zucca dei militanti, Renzi ha rispolverato dal repertorio di quand'era boy scout un'imitazione di Silvio Berlusconi.

Per la Libia il premier ha invocato l'intervento dell'Onu («faccia campi profughi sulle coste» perché «la sua assenza apre le porte ai fondamentalisti»). E poi ha lisciato il pelo ai grillini sfoderando grinta giustizialista nelle indagini sull'Expo: «A volte - ha detto Renzi senza citare il suo compagno di partito Primo Greganti - alcuni protagonisti di Tangentopoli ritornano. Spero che, se le prove saranno confermate, siano condannati. Noi siamo per la presunzione di innocenza, ma un condannato per corruzione dovrebbe essere escluso per sempre dal giro degli appalti e dei soldi pubblici». Il «Daspo» per i politici corrotti sarebbe «un principio di buon senso».

Insomma Renzi ha parlato di tutto fuorché di Europa. E per non lasciare dubbi sugli effetti del voto in Italia ha riaffermato di essere «molto ottimista», che «il governo non cambia il giorno dopo le elezioni», e ha invitato Grillo a stare alla larga dal Quirinale: «Ha detto che se vince va sotto il balcone di Napolitano. E che gli fa, una serenata? Perché altro non può fare». Il premier ha anche strigliato il suo partito, pieno di militanti «con la puzza sotto il naso» che sdegnano di andare a cercare voti fuori del centrosinistra.

Ma l'obiettivo principale era l'ex comico: Renzi ha ostentato pacatezza, «io non offendo i miei antagonisti».

I quali hanno tempo da perdere: «Nello show di Vespa c'erano due consumati professionisti del mondo televisivo. Hanno fatto uno show straordinario: se non fosse che dobbiamo occuparci della Libia e dell'Ucraina o del lavoro, ci sarebbe da vederlo in loop».

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