Renzi fa infuriare Bersani: "Stia attento ai toni"

Il segretario democratico bacchetta Renzi: "Venga a parlare in direzione". Ma il sindaco di Firenze è pronto a far parte dei delegati regionali per l'elezione del Colle

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi

Da nemici a sfidanti. Da sfidanti a sodali. Da sodali a nemici. Il cerchio si chiude. Perché la verità è che i rapporti tra il segretario del Pd e il rottamatore non sono mai stati idilliaci. Se n'è avuta conferma questa mattina quando Pier Luigi Bersani ha contrattaccato: "Le discussioni vanno bene, ma bisogna stare attenti ai toni e avanzare le proprie proposte nei luoghi giusti, cioè nella direzione Pd".

Messaggio chiaramente rivolto a Matteo Renzi che nei giorni scorsi era tornato a tuonare contro i vertici del Pd. In una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Firenze aveva usato parole dure: "Basta perdere tempo"; "Patto col Pdl oppure alle urne"; "Bersani si è fatto umiliare dal Movimento 5 Stelle". Questi i punti cardine del Renzi-pensiero. Un pensiero praticamente antitetico a quello di Bersani.

Perché il segretario democratico ha ammesso l'esistenza di una perdita di tempo, in attesa della nuova elezione del presidente della Repubblica, a cui spetteranno le prossime mosse; perché non vuole né un governissimo col Pdl né un ritorno alle elezioni; e perché, sotto sotto, continua a corteggiare il M5S rilanciando un governo di scopo basato su alcuni punti di convergenza.

Da qui si spiega la bacchettata di Bersani nei confronti di Renzi: "Io sto procedendo sulle conclusioni della direzione, ad oggi non ne conosco altre. Bisogna decidere, ma nelle sedi giuste. Starei attento a certi accenti che rischiano di rovinare i rapporti. Abbiamo dei luoghi per decidere, Renzi venga e dica lì".

Insomma, i rapporti rimangono tesissimi. E a ciò si aggiunge la possibilità che Renzi possa far parte dei 58 delegati regionali che si uniranno ai parlamentari per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Domani ci sarà la votazione, e il rottamatore ha già incassato l’ok di Psi e Idv.

E persino un bersaniano doc come il governatore della Toscana, Enrico Rossi, ha dichiarato al Messaggero: "Non ho alcuna contrarietà al fatto che il sindaco possa essere votato dal consiglio regionale". E con la cinquantina di parlamentari che fanno capo a lui, la possibilità che il sindaco di Firenze influenzi l'elezione del nuovo capo dello Stato è ben presente.

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