IL REQUIEM DEL CENTRO

Nicolas Sarkozy ha fatto un capolavoro: linguaggio nuovo, contenuti nuovi, fiducia totale che a tutto ciò corrispondessero i bisogni e gli interessi della maggioranza dei francesi. Ha fatto un capolavoro dentro la sua parte politica e nel Paese.
Detto questo in Italia è mancato poco che si discutesse di Sarkozy a livello di una riunione di condominio. Che squallore. Che tristezza. Che mediocrità.
Partiamo dalla sinistra. Secondo questi giganti della sinistra la lezione che viene da Sarkò è che Bayrou e la Royal devono fare come Prodi. Come ha detto Dario Franceschini Bayrou deve seguire la via italiana. Non sappiamo se si riferisse all'Aurelia o ad altre vie perché altrimenti non si sa proprio cosa ci sia da seguire. Infatti, a parte tutti i discorsi, e anche la immancabile retorica sul Partito democratico, il centrosinistra italiano ha messo insieme, sì, il centro e la sinistra con il risultato di quegli equilibristi che per non far cadere tutti i palloni che hanno in mano, in testa e altrove devono stare fermi come statue di sale. Così è il centrosinistra italiano: per tenere i codici insieme deve stare fermo e non fare le cose che dovrebbe fare. Nel centrodestra è singolare la posizione di Pierferdinando Casini. Egli rileva un fatto che proprio perché è un fatto è difficile negare: sostiene che Sarkozy si è preso la leadership senza che il predecessore gliela cedesse. Chissà se si riferiva, ad esempio, a lui e a Berlusconi? Se fosse così ha indicato la strada giusta: sulla scorta di quanto ha fatto Sarkozy anche Casini dovrebbe, se convinto di avere un linguaggio, dei contenuti e anche un popolo corrispondente operare per conquistarsi la leadership. Nicolas Sarkozy non ha chiesto l'autorizzazione a Jacques Chirac o a tutti i gollisti francesi. Come ha detto Pierferdi, se l'è presa.
Ora, la discussione che si protrae in modo nauseabondo sulla leadership del centrodestra in Italia, negli ultimi tre anni ha brillato proprio per mancanza di contenuti. Berlusconi non è più adatto. Occorre spostarsi al centro. Occorre spostarsi a destra. Occorre raccogliere i voti dei moderati. Occorre di qui e occorre di là. Vorremmo sommessamente far notare che tutti questi discorsi sono ciò che si chiama il risultato dell'azione politica non le premesse. Cioè, probabilmente anche Sarkozy ha fatto tutti questi ragionamenti e anche tutti i suoi bravi conti. Ma li ha fatti inventando contenuti e modi di comunicarli. Rischiando. Sulla politica estera, contro l'antiamericanismo, contro il Sessantotto francese, prendendo posizione originale sulle banlieue francesi. In Italia tutto questo non c'è stato ed è quello che ci vorrebbe. E lo diciamo non solo per Casini ma per tutto il centrodestra. Chi non ricorda gli ultimi tempi del governo Berlusconi.

Chi non ricorda il vuoto totale di espressioni tipo: «Ci vuole la discontinuità»? Ci fosse stato qualcuno che avesse detto discontinuità in relazione a cosa. Sarkozy la discontinuità l'ha fatta, non l'ha chiesta. Anzi lui stesso si è posto come incarnazione della discontinuità.
C'è chi in Italia è capace di questo nel centrodestra? Si faccia avanti. Senza piagnistei.

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