La ricreazione è finita: Parma è a 5 Stelle ma ora tocca governare

Altro che antipolitica: il nuovo sindaco Pizzarotti dovrà affrontare i veri problemi della città. Come il buco da 600 milioni nel bilancio

La ricreazione è finita: Parma è a 5 Stelle ma ora tocca governare

Parma - Le vacanze sono finite. Federico Pizzarotti era in ferie per preparare la sua scalata al cuore della petit capitale. Ieri alle 17.17 con i dati dell’ultima sezione a confermare quanto era già chiaro dalle proiezioni, la campanella è suonata: ricreazione finita. Con il 60,23% delle preferenze, Pizzarotti, 39 anni, tecnico informatico, è il nuovo sindaco di Parma. La città ancora per qualche ora, si accontenterà di stringergli la mano, incoraggiandolo come si fa col vicino che parte per un’impresa, ma da domani gli chiederà di parlare con le banche per sanare un debito di almeno 600 milioni di euro, infelice eredità della giunta commissariata.
Se Beppe Grillo, per gli amici della Cnn è «Jiminy the cricket» e «apre il solco alla novità», Pizzarotti preferisce tenere la mano della giornalista della tv cittadina che lo intervista. Non teme la solitudine dei numeri primi ora che avrà contro sia la sinistra che ha sconfitto, sia un governo nazionale dove non ha ancora rappresentanti? «A me interessa stare a Parma per cinque anni, le reazioni nazionali non sono affar mio». Chapeau. Ma vincere non era impossibile per «un Davide» che senza fionda ha triplicato i suoi voti, balzati dal 19 al 40% intercettando le preferenze di qualche «pentito del centrosinistra» e, pur senza ordini di scuderia, numerosi consensi di centrodestra che ha scelto il male minore.
Un bell’assist poi è venuto dalle pratiche di suicidio assistito dello sfidante, Vincenzo Bernazzoli. La sua «corazzata Golia» non è andata oltre il 39,7%, meno del primo turno. Lui, l’«usato sicuro» era più organico all’entourage che sperava di cambiare tutto non cambiando nulla. Era partito con la sicumera da consumato politico: «Sarà come giocare contro un team di serie B». Domenica Bernazzoli aveva trascorso l’unico giorno da sindaco wannabe nella sede della protezione civile, impegnato per il terremoto. Ora accarezza perfino l’idea di dimettersi da presidente della Provincia e forse dalla politica, seguendo il richiamo della campagna.
Pizzarotti, invece, ha trascorso qualche ora sul Garda a limare un programma fatto di bei lemmi, come partecipazione, trasparenza, meritocrazia. Poi ieri, per gli ultimi istanti da «uomo qualunque», non possedendo «M5S» sede alcuna, ha scelto il caffè in centro e poi la piazza per attendere il responso. Le tv lo incalzano, lui risponde calmo ad ogni bordata e insegue, occhi negli occhi, la moglie, sua prima elettrice che si porta spesso le mani al volto. Il discorso della sera, in un tripudio di folla, è rotto dagli applausi. «Viva questa serie B!», grida Andrea, 21 anni, stufo della politica «distante dai giovani».
Il new deal della democrazia non prevede giochi già fatti ad urne ancora aperte: non succede dall’epoca di Pericle. Ma può funzionare oltre duemila anni dopo? Potrà davvero Parma, irrimediabilmente tesa alla grandeur, ripartire da chi predica la politica dei piccoli passi? Per ora la città ducale ha voluto così. Adesso ci sono quei 150 curricula da vagliare per scegliere la giunta. «Bilancio ed inceneritore», le due priorità del neo sindaco che si circonderà di consulenti esterni che lavoreranno gratis. «Mi han detto sì fin dall’Australia», scandiva ieri stretto dalla folla osannante: «Combattiamo anche così la fuga dei cervelli».

Ma quanto altri tecnici extra giunta, e a tempo parziale, potranno giovare al parlamentino più extra parlamentare del Belpaese? Raccolta differenziata spinta per bloccare il completamento del nuovo inceneritore, su cui però pende una penale di 180 milioni, referendum propositivo senza quorum, una squadra che si presenta per nome. Il nuovo «grillo parlante» ci prova. Erede o epigono? La fiaba è nota: Pinocchio è avvisato.

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