Riforme, spunta l'idea del "governatore d'Italia": cos'è e come funziona

Per il ministro Calderoli bisogna ispirarsi al modello del governatore della Regione: "Il capo del governo è eletto direttamente dal popolo, collegato a una coalizione con una maggioranza certa"

Riforme, spunta l'idea del "governatore d'Italia": cos'è e come funziona
00:00 00:00

Il cantiere delle riforme costituzionali è partito da circa una settimana, inaugurato dal confronto tra il governo e le opposizioni al fine di raggiungere un obiettivo che gode di una convergenza trasversale: garantire stabilità politica all'Italia. Da una parte c'è ampia condivisione sulla diagnosi; dall'altra invece emergono differenti punti di vista sul modo per risolvere la problematica. Sul tavolo delle ipotesi ora è spuntata l'idea del "governatore d'Italia", che si affianca così alle opzioni del presidenzialismo e del premierato.

L'annuncio di Calderoli

A introdurre una possibilità di questo tipo è stato Roberto Calderoli, secondo cui la riforma deve assolutamente arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Si può procedere in diverse direzioni, come ad esempio verso l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Un tema su cui però andranno fatte tutte le valutazioni del caso, visto che a quel punto il capo dello Stato non sarebbe più un profilo super partes ma diventerebbe una figura politica.

Ecco perché il ministro degli Affari regionali, intervistato da La Repubblica, si è mostrato particolarmente favorevole alla strada del premierato. Ma ha voluto mettere le mani avanti e precisare che, a suo modo di vedere, la denominazione del sindaco d'Italia rappresenta "una bestemmia". Dunque ci si potrebbe ispirare al modello del governatore eletto in occasione delle elezioni regionali, ma ovviamente "calato nel contesto nazionale".

Il "governatore d'Italia"

Calderoli ha spiegato che ciò potrebbe tradursi nell'elezione diretta del presidente del Consiglio, "però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere". Il principio del capo del governo eletto direttamente dal popolo andrebbe comunque controbilanciato dal ruolo del Parlamento, motivo per cui ha sottolineato la necessità di intervenire in tal senso.

Ad esempio si potrebbe introdurre la cosiddetta fiducia costruttiva, "ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier, ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari". Per il ministro la priorità è la riforma costituzionale e solamente dopo si dovrà intervenire con un'eventuale legge elettorale ad hoc: "Ho in testa come potrebbe essere, ma non ci tengo ad occuparmene".

L'autonomia differenziata

Da sempre il governo di centrodestra sostiene che l'autonomia differenziata e il presidenzialismo (o comunque forme simili) non vanno considerati degli elementi in concorrenza tra di loro, poiché in tal modo sarà possibile rafforzare sia i poteri del governo sia quelli territoriali. Per Calderoli l'Autonomia differenziata non è da intendere come una riforma costituzionale ma semplicemente come "l'attuazione della Costituzione in vigore".

Il percorso di certo non è facile: bisogna definire i Livelli essenziali di assistenza (Lep), partorire la legge di attuazione dell'Autonomia per poi arrivare alla negoziazione delle intese tra lo Stato e le Regoni che dovrebbe

partire dal 2024. Non vengono previste lentezze, ma su questo punto il ministro degli Affari regionali è stato chiaro: "Se non dovesse andare in porto, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica