Riforme, il niet di Conte e Schlein. Renzi e Calenda aprono alla Meloni

Al via il confronto con le opposizioni sulle riforme. Meloni: "L'instabilità colpisce l'Italia". Schlein chiude: "No all'uomo solo al comando". Conte: "No a colpi maggioranza". L'apertura del Terzo Polo: "Disponibili a collaborare"

Riforme, il niet di Conte e Schlein. Renzi e Calenda aprono alla Meloni
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È partito ufficialmente il confronto tra governo e opposizioni sulle riforme costituzionali, un passo ritenuto necessario per garantire stabilità politica al nostro Paese. Il dialogo con i partiti al di fuori della maggioranza è doveroso, ma Giorgia Meloni ha avvertito: "Per noi è importante avere una condivisione e spero di ottenerne una più ampia possibile, ma non a costo di venir meno agli impegni presi con i cittadini".

In sostanza non verranno accettati veti o tentativi di ostruzionismo da parte della sinistra. Il capo del governo, intervenuto al termine delle consultazioni, ha fatto sapere che dalle opposizioni c'è stata una chiusura netta sul modello di presidenzialismo o semi-presidenzialismo mentre "la valutazione è più variegata sull'ipotesi elezione diretta del presidente del Consiglio". Dunque sul premierato c'è "qualche timida apertura" che verrà presa in considerazione.

La posizione di Meloni

Meloni, nel cercare un dialogo più ampio possibile con le forze parlamentari, ha fatto una premessa chiarissima riguardo l'instabilità che spesso ha colpito l'Italia: "Indebolisce inevitabilmente i governi, li ostacola, e ci indebolisce a livello internazionale". A tal proposito ha citato gli esempi della Francia e della Germania: "Nel periodo di 20 anni in cui noi abbiamo avuto svariati governi, la Francia col sistema semipresidenziale ha avuto quattro capi di governo e la Germania tre cancellieri".

Il presidente del Consiglio ha fatto notare che la stabilità va vista come un fattore essenziale per poter contare su una visione di lungo periodo e su una strategia di investimenti efficace. "Questa è la ragione per la quale dobbiamo mettere le mani alle riforme istituzionali", ha spiegato. Poi ha replicato a chi sostiene che tutto ciò non rappresenterebbe una vera priorità del momento: "Credo che invece questa sia la più potente riforma economica che possiamo realizzare".

Un altro punto è quello relativo alla disaffezione dei cittadini alla politica che, secondo Meloni, è figlia "di una sensazione che a volte i cittadini hanno avuto, di un voto che veniva espresso e che però non veniva sempre adeguatamente considerato". Dunque il venir meno del vincolo tra rappresentante e rappresentato è considerato "uno degli elementi che hanno allontanato i cittadini dalla partecipazione al voto".

I paletti del Pd

Il Partito democratico ha ribadito a chiare lettere la contrarietà all'elezione diretta del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio. A confermarlo è stata direttamente Elly Schlein, segretario del Pd, che non vuole sentir parlare di un intervento sulla figura del capo dello Stato: "Non siamo per ridimensionare il ruolo del presidente della Repubblica verso un modello di un uomo o un donna sola al comando".

Il "no" del M5S

Dal suo canto Giuseppe Conte ha affermato che è stata condivisa una diagnosi su alcune criticità, mentre sulle soluzioni non è emersa una convergenza: "Non è arrivata una condivisione. Siamo per soluzioni sensate e anche per un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro equilibrato". A suo giudizio non può essere toccata la funzione del presidente della Repubblica: "È di garanzia e serve alla coesione nazionale, ha un ruolo chiave".

Dunque è arrivato un "no" all'ipotesi presidenzialismo e premierato. Il leader del Movimento 5 Stelle si è detto favorevole a una commissione parlamentare costituita ad hoc "che possa dedicarsi con continuità e costanza a questa prospettiva". Conte ha chiesto di "non coltivare l'ambizione di trapiantare modelli completamenti diversi" e di evitare di procedere "a colpi di maggioranza".

L'apertura del Terzo Polo

"Siamo disponibili a collaborare. Noi non faremo l'Aventino", ha esordito Carlo Calenda. Il leader di Azione si è detto favorevole all'indicazione del presidente del Consiglio e ha proposto il modello del sindaco d'Italia. Allo stesso tempo ha tracciato una linea rossa: il presidente della Repubblica non si può politicizzare. Quanto all'efficienza del Parlamento, dal suo punto di vista l'ideale sarebbe un monocameralismo.

Per Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, occorre superare il bicameralismo paritario: "Nasciamo per fare riforme, siamo disponibili a lavorare con la maggioranza. Le riforme servono al Paese". Anche a suo giudizio il tema da affrontare è quello dell'elezione diretta del presidente del Consiglio sul modello del sindaco d'Italia.

Le barricate di Verdi-Sinistra italiana

Il fronte di Verdi e Sinistra-italiana ha comunicato l'indisponibilità a sostenere riforme in chiave presidenzialista con elezione diretta. "La figura del presidente della Repubblica va tutelata, ci batteremo per questo", ha dichiarato Angelo Bonelli. Gli ha fatto eco Nicola Fratoianni: "Abbiamo espresso la nostra netta contrarietà alle ipotesi ventilate. La nostra Costituzione va attuata invece di cambiarla". Entrambi hanno espresso l'auspicio di un fronte "ampio e comune delle opposizioni a difesa della Costituzione".

La rigidità di +Europa

È stato duro il commento di Riccardo Magi, secondo cui l'ipotesi denominata sindaco d'Italia "è una follia, se non una sciocchezza, nei modi in cui viene raccontata". Per l'esponente di +Europa occorre guardare a quattro articoli della Costituzione tedesca, "che danno prerogative e strumenti maggiori al presidente del Consiglio". Magi ha proposto una Commissione ad hoc formata con metodo proporzionale alla luce dei risultati delle elezioni del 2022.

La linea delle Autonomie

Da parte di Julia Unterberger, presidente del gruppo per le Autonomie al Senato, è arrivata condivisione sull'obiettivo di dare stabilità al sistema politico italiano: "Capiamo e siamo convinti che si deve trovare una soluzione".

È stato espresso scetticismo sulla strada del presidenzialismo, mentre è stata lasciata la porta aperta al premierato o al modello tedesco con la sfiducia costruttiva. "Non bisogna intaccare gli attuali poteri del presidente della Repubblica", ha aggiunto Unterberger.

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