Il tempismo, certo, non è stato dei migliori. Mentre il Pd si apprestava a celebrare le proprie primarie, alcune testate giornalistiche riportavano le più recenti rivelazioni di Antonio Panzeri. Agli inquirenti del Qatargate che lo avevano interrogato pochi giorni prima, infatti, l'ex eurodeputato aveva raccontato come - a suo dire - nel 2019 tre esponenti dem sarebbero stati eletti in Europa grazie ai voti, definiti decisivi, della comunità marocchina nei loro rispettivi collegi. Parole subito smentite con forza dai diretti interessati, ma destinate a gettare nuove ombre sul Pd e su certi presunti meccanismi a cui in passato il partito sarebbe ricorso.
Voti stranieri alle primarie dem: i casi del passato
Così - beffarda ironia della sorte - nel giorno in cui Elly Schlein diventava nuovo segretario grazie ai voti dei non tesserati Pd, sui giornali comparivano le confessioni di Panzeri a guastare un po' la festa. A ricordare cioè che già in passato il partito dem era finito nella bufera per "aiutini" (veri o presunti che fossero) provenienti proprio dagli stranieri. Rom, cinesi, nordafricani. Tutti di colpo scopertisi interessati alla politica e al futuro del Pd. In quel caso - è bene precisarlo - in palio non c'era un posto all'europarlamento ma un posizionamento vincente alle primarie del centrosinistra. Proprio sulla consultazione interna, infatti, erano piovute accuse di brogli e di presunti voti stranieri comprati per far pendere l'ago della bilancia su questo o quel candidato.
Rom e cinesi al voto per il Pd
Nel 2011 a Napoli scoppiò il caso dei cinesi alle primarie del centrosinistra. Lo stesso Walter Veltroni in quell'occasione denunciò in tv: "Ho visto file di cinesi che andavano a votare. O sono cinesi democratici o c'è qualcosa che non va". Nel 2013 era stata Cristiana Alicata, membro della direzione regionale del Pd Lazio, a parlare sui social di irregolarità alle primarie. "Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica. Non è razzismo: sono voti comprati. Chi lo nega è complice dello sfruttamento della povertà che fa il clientelismo in politica", aveva lamentato la militante Pd. I vertici del partito avevano smentito tutto, spiegando che le primarie erano aperte anche agli stranieri e che dunque fosse normale una loro presenza ai seggi.
A Tor Bella Monaca, nel seggio di via dell'Archeologia, quell'anno la poizia intervenne per sedare una lite tra esponenti del partito che avevano notato l'arrivo di gruppi di stranieri, tra i quali bengalesi e africani. La violenta discussione era nata perchè alcuni testimoni sostenevano che fuori dal seggio avevano visto alcuni immigrati "ricevere dei soldi". E nel 2016 a Milano divenne un caso la presenza di numerosi cinesi ai seggi delle primarie di centrosinistra vinte poi da Beppe Sala. "Non parlano una parola di italiano eppure vengono a votare, alcuni neanche sapevano come farlo", aveva lamentato un presidente di seggio, come riportato da Repubblica. E un esponente di Sinistra e Libertà aveva raccontato al quotidiano: "Avevano solo un bigliettino in mano con su scritto il nome del candidato da votare".
Sotto quel punto di vista, i detrattori del centrosinistra non
dovettero fare proprio nulla. Storicamente, infatti, il Pd ha sempre saputo farsi male da solo. Probabilmente andrà meglio stavolta a Elly Schlein, sulla cui designazione alle primarie non pendono invece sospetti legati ai seggi.
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