Il rischio di una sentenza che smentisse quella inflitta a Berlusconi è stato dunque scongiurato: e di fatto la sentenza di oggi e quella che lo scorso 24 giugno rifilò sette anni di carcere anche al Cavaliere si sorreggono a vicenda. Chiamati a valutare sostanzialmente il medesimo quadro di prove, di testimonianze, di intercettazioni, due tribunali composti da giudici diversi approdano alle stesse conclusioni. Vengono credute le ragazze che hanno parlato di festini hard. E non vengono credute le altre, Ruby in testa, che proprio nell’aula di questo processo venne a negare di avere mai subito avances sessuali da parte di Berlusconi. La testimonianza di Ruby viene trasmessa insieme a quella di altri testimoni alla procura perché proceda per falso, insieme a quella di molti altri testimoni.
Vengono trasmessi gli atti alla procura anche perché proceda nei confronti di Silvio Berlusconi e dei suoi difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo, verificando se attraverso l'avvocato Luca Giuliante abbiano tentato di addomesticare la testimonianza di Ruby. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Annamaria Gatto senza che nessuno degli imputati fosse presente in aula. Lele Mora, l'unico che era apparso stamattina in apertura di udienza, ha preferito non assistere alla lettura del verdetto. Erano presenti invece alcune delle ragazze che si sono costituite parte civile, come Ambra Battilana, Chiara Danese e Iris Berardi.
A rappresentare la Procura della Repubblica, oltre al procuratore aggiunto Piero Forno e al pm Antonio Sangermano, c'era il capo, Edmondo Bruti Liberati che anche in questo caso, come nel processo a Berlusconi, ha voluto rivendicare in questo modo all'intera Procura la paternità dell'inchiesta Ruby.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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