Il terzo mandato? Un non-problema

A mio avviso, quantunque la democrazia preveda l'alternanza, l'eventualità che un sindaco o un presidente di Regione venga rieletto non rappresenta un attacco o un insulto alla democrazia

Il terzo mandato? Un non-problema
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Gentile Direttore Feltri,
leggo su tutti i quotidiani, incluso il Giornale, che l'alleanza tra Fratelli d'Italia e Lega sarebbe in bilico a causa della questione relativa al terzo mandato per i governatori. Il partito guidato da Giorgia Meloni è contrario, la Lega invece spinge perché il terzo mandato venga introdotto, cosa che consentirebbe al leghista Luca Zaia di ripresentarsi come candidato presidente di Regione per il centrodestra il prossimo anno. Lei cosa ne pensa? È vero che la possibilità di essere rieletti per la terza volta come sindaci di grandi Comuni o presidenti di Regione rappresenta un danno alla democrazia?
Manuela Tommassini

Cara Manuela,
risolvo subito il quesito che mi poni: no, a mio avviso, quantunque la democrazia preveda l'alternanza, l'eventualità che un sindaco o un presidente di Regione venga rieletto non rappresenta un attacco o un insulto alla democrazia. Non è una ipotesi allarmante. Infatti, chi voterebbe e quindi eleggerebbe queste figure? Sarebbe sempre il popolo sovrano. Ne consegue che un primo cittadino al suo terzo mandato sarebbe comunque designato dall'elettorato e non calato dall'alto. Mica verrebbero abolite le elezioni, imponendo una sorta di ducetto locale. Ecco perché il terzo mandato in sé non contravviene ai principi cardine della democrazia e dello Stato di diritto. Penso che la spaccatura interna alla maggioranza in relazione a questa tematica sia più di opportunità politica che non essenzialmente giuridica, ovvero che ci sia un interesse di fondo (per di più evidente e comprensibile) da parte della Lega, come tu stessa sottolinei, a mantenere Zaia al suo posto, conservando la presidenza del Veneto. Peraltro, Zaia, politico equilibrato, si è rivelato essere un ottimo amministratore e dire che è amato dai veneti è addirittura riduttivo, il suo consenso è straordinario. L'interesse di Fratelli d'Italia, dal canto suo, è acquistare la guida di almeno una regione del Nord Italia. E questa non è una pretesa folle o illegittima, tutt'altro. Ovunque il partito della premier Meloni è primo partito, ossia il più votato. Quindi, dopo dieci anni di presidenza Zaia, è ragionevole che FdI intenda candidare un proprio esponente per il centrodestra unito.

Si tenga conto altresì del fatto che nel dl sul premierato è previsto che il primo ministro possa restare in carica per soli due mandati, quindi perché mai per i presidenti di Regione dovrebbe essere introdotta la chance di potersi ripresentare per la terza volta?

C'è il rischio di scadere nella contraddizione oltre che nella confusione.

Ad ogni modo, ribadisco. Se affermassimo che il terzo mandato è illegittimo e illiberale, allora dovremmo del tutto escluderlo per qualsiasi ruolo istituzionale e qualsiasi carica. Tuttavia, mi pare che i parlamentari, ad esempio, possano essere eletti per 3 e anche 4 o 5 legislature. Per loro non sono previsti limiti. E faccio notare che essi sono direttamente designati dai partiti.

Sono sicuro che Meloni e Salvini troveranno un accordo e che questi dissapori, quantunque esistano effettivamente, siano parecchio enfatizzati dai media, che vorrebbero che l'intesa naufragasse. Insomma, nessun rischio che il sodalizio possa entrare in crisi e l'unione dei partiti di centrodestra spezzarsi, lo assicuro. I leader di questa parte politica hanno dimostrato di essere capaci di superare contrasti ben più importanti, di mediare per il bene proprio e pure del Paese. Ed è anche normale che ci siano, all'interno della coalizione, posizioni e convinzioni differenti, altrimenti non vi sarebbe che un partito unico. Sono semplicemente sintomo di una sana democrazia, queste antinomie.

Armonizzarle conciliando le diverse vedute risulta abbastanza agevole ai leader del centrodestra, che rimane compatto. È la sinistra ad essere frammentata. Ed è anche questa la ragione per la quale essa è destinata a perdere sistematicamente.

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