Ignazio Marino sale sulle barricate. Il sindaco di Roma abbandona la bicicletta e scalda i motori dei mezzi pesanti. "Da domenica bloccherò la città", annuncia il primo cittadino della Capitale, reagendo al ritiro da parte del governo del cosiddetto decreto "Salva Roma", che consentirebbe di correggere il disavanzo di 816 milioni che grava sui conti della città. "Se il mio compito dev'essere licenziare 4mila dipendenti comunali, vendere Acea ai privati, liberalizzare trasporti e rifiuti, e non fare nessuna manutenzione in una città che ne ha un disperato bisogno, allora dovrà occuparsene un commissario liquidatore, non io", dichiara questa mattina a Giovanni Minoli su Radio24.
La situazione di difficoltà, come spesso accade, è colpa "della precedente amministrazione", spiega Marino, che però non ci sta a far pagare ai romani il conto richiesto dalle mancanze della politica. E parla chiaro, dicendo apertamente di non essere disposto a metterci la faccia: "Il 27 aprile si terrà a Roma un evento planetario, la santificazione di due papi, e io ho promesso a papa Francesco che avrei preparato tutto con cura. Se non ci sono le condizioni per farlo, dirò al governo che non ci sono le condizioni per fare il sindaco."
Senza l'approvazione del Salva Roma, la capitale, che già gode di maggiore autonomia amministrativa rispetto alle altre città, rischierebbe il default. Se il via libera al decreto dovesse invece andare in porto, il bilancio del 2013 verrebbe chiuso con il trasferimento di 485 milioni di debito sulla gestione commissariale. "Ma quelli non sono soldi che vengono chiesti in più agli italiani" - insiste Marino - "sono soldi che Roma ha trasferito al commissario del governo per iniziare a pagare i debiti. Dopo di che il governo ha chiesto ai romani e alle romane di fare un ulteriore sacrificio aumentando anni fa, durante la gestione Alemanno, l'Irpef dello 0,4% e imponendo una tassa di imbarco all'aeroporto di Roma di 1 euro per ogni passeggero. Ora questi 485 milioni non sono più necessari al commissario. Allora perchè non restituirli alla città e permetterle di investire nel rilancio economico i propri soldi?"
Marino se la prende soprattutto con l'ostruzionismo parlamentare di Lega e M5S, che hanno presentato un numero altissimo di emendamenti proprio per evitare l'approvazione del Salva Roma: "Quello che chiediamo è semplicemente la restituzione di un prestito: eppure qui si tende a dimenticarlo, ad accusare Roma di accaparrarsi fondi a cui non avrebbe diritto." Il liquidatore Marino proprio non è disposto a farlo, e se l'eventualità del decreto dovesse davvero concretizzarsi, la lettera di dimissioni attenderebbe solo la sua firma.
Poco prima di mezzogiorno è arrivata la reazione, piuttosto secca, di Palazzo Chigi, che risponde al sindaco esprimendo la propria "irritazione": "Il governo sta lavorando per risolvere con urgenza un problema non creato da noi", sottolineano fonti governative, specificando che tra il Campidoglio e Matteo Renzi ci sarebbe stata una telefonata "energica". II sindaco però ha cercato di smorzare le polemiche, affermando di aver avuto un colloquio "sereno" con il presidente del Consiglio, e di avere fiducia in una persona "che sa di cosa parla". Sull'ostruzionismo di Lega e M5S Marino ha invece espresso maggiore durezza: "Scellerati e irresponsabili. In altri paesi movimenti con persone che bruciano la bandiera di solito li mettono in carcere e buttano le chiavi, noi qui invece li eleggiamo senatori. Dovrebbero farci il piacere di rimanere seduti quando suona l'Inno di Mameli, non sono degni."
Nel tardo pomeriggio arriva un altro tentativo di buttare acqua sul fuoco: "Matteo Renzi mi ha assicurato che stanno lavorando in queste ore nella direzione di un decreto legge", tenta di placare le polemiche Marino, "È una persona seria, con una grande conoscenza di questi temi, e sono sicuro che quello che mi ha detto è vero.
Intanto fa scalpore il commento del deputato leghista Marco Marcolin, che ieri pomeriggio ha dichiarato: "Roma deve essere commissariata e credo che il candidato ideale a ricoprire questo incarico sarebbe Nerone, uomo di innegabile gusto estetico, testimonianza ne è la magnificenza della Domus Aurea."
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.