Sanità, prosciolto Angelucci. "Nessuna corruzione"

Cadono tutte le accuse per l'imprenditore denunciato dall'ex assessore pd del Lazio D'Amato

Sanità, prosciolto Angelucci. "Nessuna corruzione"
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Quel procedimento a carico del deputato del Carroccio Antonio Angelucci per istigazione alla corruzione non sta in piedi e, dopo sette anni, va archiviato.

La conclusione era già stata suggerita dal pubblico ministero a giugno, di fronte a un'accusa del tutto inconsistente, e adesso arriva l'ultima parola da parte del Gip del tribunale di Roma, che ieri ha accolto la richiesta presentata dalla procura cinque mesi fa, mandando il fascicolo del procedimento in archivio.

«Riconfermo ancora una volta piena ed estrema fiducia nella giustizia», commenta a caldo Angelucci dopo la decisione del giudice. Aggiungendo, quanto alle accuse che quasi sette anni fa misero in moto l'indagine contro di lui, accuse alle quali non hanno creduto né il pm né il giudice, che sulla loro consistenza «risponde e risponderà la giustizia».

Parole che, alla luce dell'archiviazione che ha sgonfiato l'ipotesi accusatoria originaria, suonano come un monito proprio per l'uomo che nel 2017 decise di accusarlo: Alessio D'Amato. D'Amato, che oggi è consigliere regionale di Azione, all'epoca dei fatti era direttore della cabina di regia del servizio sanitario regionale del Lazio, per divenire poi l'assessore alla Sanità nella giunta guidata da Zingaretti e da lì, infine, tentare di correre per la poltrona di Governatore sotto le insegne del Pd, venendo però sconfitto nel 2023 dal candidato di centrodestra, Francesco Rocca.

La vicenda poi sfociata nel procedimento affondato ieri con l'archiviazione, stando alla denuncia di D'Amato, avrebbe avuto inizio nel pomeriggio del 19 dicembre 2017. Quel giorno le parti erano sedute a un tavolo di conciliazione promosso dalla prefettura di Roma per trovare una mediazione ed evitare la crisi occupazionale che il Gruppo San Raffaele, ai ferri corti con l'amministrazione regionale, minacciava. A margine di quella riunione, il parlamentare avrebbe prospettato a D'Amato, stando a quanto decise di raccontare quest'ultimo ai magistrati, il pagamento di 250mila euro per sbloccare il pagamento di crediti che l'ospedale San Raffaele di Velletri vantava presso la Regione, poiché quest'ultima anni prima aveva revocato alla clinica dei Castelli di proprietà del Gruppo l'accreditamento.

D'Amato, che sosteneva di aver declinato l'offerta, denunciò la presunta proposta corruttiva ricevuta. Da lì ebbe il via l'indagine e Angelucci, agli inquirenti, chiarì fin dal primo interrogatorio che non era lui ad aver corrotto D'Amato ma piuttosto quest'ultimo che lo stava calunniando. L'inchiesta era già arrivata in dirittura finale quando il gup, a maggio dello scorso anno, annullò la conclusione indagini per un difetto di notifica e tutto il procedimento ricominciò quasi da zero. Lo stesso Angelucci è tornato a piazzale Clodio a gennaio scorso, accompagnato dai suoi legali Franco Coppi e Pasquale Bartolo, per ribadire, in un'ora di faccia a faccia con il pm titolare dell'indagine, Gennaro Varrone, che quelle accuse erano false.

E il pm, di fronte alla mancanza di qualsiasi prova dell'offerta corruttiva riferita da D'Amato, lo scorso 18 giugno ha chiesto giudice per le indagini preliminari di archiviare il procedimento. Come detto, il gip romano ieri ha dato seguito a quella richiesta, nonostante a giugno proprio l'accusatore del parlamentare della Lega, D'Amato, si fosse opposto all'archiviazione, ribadendo di fatto la sua versione. Una versione che Angelucci e i suoi legali hanno sempre ritenuto calunniosa, e che adesso è ancora più fragile.

Tanto che ieri, appunto, a chi gli chiedeva se avrebbe proceduto nei confronti dell'ex assessore per quelle accuse mosse nei suoi confronti e smontate dal procedimento, il parlamentare e imprenditore ha replicato: «Risponde e risponderà la giustizia».

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