Saviano pontifica sulla legalità ma scorda gli impresentabili Pd

La ricetta dello scrittore per il governo Bersani è eliminare chi ha delle ombre. Però lui sorvola sulle inchieste a carico degli esponenti democrat in Campania

Saviano pontifica sulla legalità ma scorda gli impresentabili Pd

Non riuscendo a smacchiare il giaguaro, ora prova a bollire la Piovra. Per far digerire la ricetta governativa il premier in pectore Pier Luigi Bersani è andato a lezione dallo chef antimafia Roberto Saviano, e ha detto: via gli «impresentabili», sì a i volti nuovi.
Ma la domanda è: Robertino avrà mica fatto l'omertoso nascondendo «impresentabili» e «guai» democrat delle sue parti? Gli avrà parlato della neodeputata Pd Michela Rostan, la cui famiglia spunta nei verbali del pentito Maurizio Prestieri sul riciclaggio dei milioni di euro accumulati dal boss Ciruzzo ‘o milionario con la droga? E avrà fatto cenno all'ex sindaco di Portici, Enzo Cuomo, neo senatore Pd, stando a una relazione della commissione d'accesso del 2008 ripescata dalla Voce delle voci è imparentato con la famiglia camorristica degli Zaza. Legami familiari scomodi, ma certo non costituenti reato. Eppure sul tanto strombazzato discorso dell'impresentabilità e delle parentele imbarazzanti, tali parametri sono stati bypassati per i soli parenti casalesi di Nick Cosentino. Perché sennò uno dovrebbe scomodare una brava persona come la deputata casertana Pd, Pina Picierno: un suo zio ebbe come testimoni di nozze il boss Lello Lubrano e Rosa Nuvoletta, figlia del capoclan Lorenzo, rappresentante della Cupola di Totò Riina in Campania. Oppure Rosaria Capacchione, ottima cronista sotto processo per calunnia a un finanziere che aveva scoperto qualche magagna sul fratello imprenditore, eletta come capolista al Senato.

Su costoro Saviano non ha pontificato mai semplicemente perché, per lui, gli impresentabili pd e una «Gomorra rossa» non esistono. Esistono invece gli infortuni, che a taluni vengono perdonati e ad altri no. Prendete la foto, innocente, che ritrae Saviano con Leopoldo Spedaliere, ex sindaco di Portici e all'epoca manager della società pubblica Tess, sospettata di infiltrazioni camorristiche secondo una informativa della Prefettura di Napoli e poi messa in liquidazione. All'epoca (maggio 2009) Spedaliere era stato coinvolto in un bel po' di indagini, anche antimafia. Ne era uscito pulito, ma Saviano forse non aveva letto i verbali dei pentiti e le intercettazioni che lo riguardavano. Che cosa consiglierebbe a Bersani se Spedaliere volesse candidarsi? A Napoli, i carabinieri stanno indagando sulle primarie Pd del 2011 in odore di camorra, ma non per questo si dirà che il clan Lo Russo ha orientato le elezioni. Saviano avrà certamente parlato di Enrico Fabozzi, l'ex vice capogruppo regionale della Campania Pd sott'inchiesta per mercimonio affaristico-elettorale coi Casalesi, cui la Cassazione ha annullato la scarcerazione per una precedenza inchiesta su voto di scambio col clan Bidognetti. E del bassoliniano Massimo Paolucci, diventato deputato nonostante spunti qua e là, nelle indagini sulla trattativa tra Stato e camorra, per risolvere l'emergenza rifiuti in Campania nel 2003? E dei consiglieri regionali nei guai per spese d'oro?

Indagati e impresentabili Pd escono ovunque in Campania. Peschiamo a caso: Benevento.

Qui il presidente della provincia Aniello Cimitile è sotto processo per questioni legate ai rifiuti, mentre il sindaco Fausto Pepe è indagato in una storiaccia di tangenti e appalti, colpito dall'obbligo di dimora (poi revocato) tanto da far sobbalzare pure Beppe Grillo: «È una cosa meravigliosa quella che avete con un sindaco che esce, va a firmare e rientra».

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