Scandalo Mps, quel patto segreto per spartirsi la "plusvalenza"

Nuovo filone d'indagine: tra Mps e Santander (venditore) ci sarebbe stato un accordo per alzare il prezzo di Antoneveneta e dividersi i miliardi di plusvalenza. Bankitalia: "Non c'è bisogno di commissari"

Scandalo Mps, quel patto segreto per spartirsi la "plusvalenza"

Clientele, spese folli, soldi ai politici: c'è un po' di tutto nella nota choc dell'ex direttore finanziario della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Nicola Scocca, "gola profonda" dei pm. L'accusa è gravissima: la Fondazione era come una famiglia che spende più di ciò che prevede di guadagnare. Non erogava guadagni ma patrimonio. E, così facendo, lo ha prosciugato. Ma come ha scritto oggi il Giornale l'inchiesta si allarga.

Ad arricchire di particolari il "caso Mps" spunta un'altra accusa inquietante: un accordo segreto tra acquirente (Mps) e venditore (Santander) per truccare i conti e far salire il prezzo di vendita di Antonveneta, rilevata dalla banca senese nel 2007 a 9,3 miliardi, lievitati poi a 10,3 (Santander l'aveva sborsando 6,3 miliardi). Ma perché far salire il prezzo? Per dividersi la plusvalenza. Di questo patto segreto, con Santander e Jp Morgan, parla oggi un articolo di Fiorella Sarzanini sul Corriere della sera. "Gli atti contabili, le comunicazioni interne, le relazioni trasmesse agli organi di vigilanza sequestrate otto mesi fa per ordine della magistratura di Siena e analizzate dagli specialisti della Guardia di Finanza, hanno consentito di trovare indizi concreti su questo intreccio illecito".

Agli inquirenti il compito di approfondire questo filone d'indagine, ascoltando i testimoni e cercando di ricostruire tutti i dettagli - finora nascosti - della incredibile operazione finanziaria che ha svenato la banca più antica del mondo. A conti fatti la plusvalenza sarebbe stata di quattro miliardi, con una "stecca" di un miliardo che, secondo quanto scrive il quotidiano di Via Solferino, sarebbe spettato a Jp Morgan.

Tra le persone che saranno ascoltate da pm e Guardia di finanza anche Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente Ior e da diversi anni responsabile Santander per l'Italia (molto amico di Mussari, sulla cui agenda sono stati trovati numerosi appuntamenti con Gotti Tedeschi). Chiamato in ballo l'avvocato Marco Cardia (figlio dell'allora presidente della Consob, Lamberto Cardia) smentisce "categoricamente di aver avuto alcun incarico professionale in relazione alla vicenda o ad altra operazione comunque riguardante la Banca Monte dei Paschi di Siena o altro istituto bancario nazionale o internazionale". Sarà sentito ancora il testimone chiave Nicola Scocca, ex direttore finanziario della Fondazione, già interrogato diverse volte. Al centro delle indagini inevitabilmente c'è anche il colosso bancario Jp Morgan, indicato da Mps tra le fonti di finanziamento (un miliardo) a copertura del prezzo corrisposto a Santander per comprare Antonveneta.

Gli inquirenti intendono fare piena luce sulle modalità con le quali il Monte dei Paschi, per colmare la voragine prodottasi con l'acquisto di Antonveneta, organizzò delle operazioni a rischio molto alto (come i bond fresh del 2008) e quelle sui derivati. Ma per gli inquirenti ci sarebbe qualcosa di peggio: il valore delle azioni, infatti, potrebbe essere stato gonfiato per occultare "un disastro finanziario che i vertici del Monte Paschi avevano invece escluso".

Contro Giuseppe Mussari i pm potrebbero rivolgere le accuse di falso in bilancio e turbativa di mercato. E dietro alla famosa plusavalenza su Antonveneta (almeno due miliardi) ci potrebbe essere anche una maxi-tangente divisa tra manager e politici. Gli inquirenti cercano la prova.

Scongiurato il macigno peggiore: in relazione alle ipotesi di commissariamento per il Monte dei Paschi di Siena, l’argomento non è in discussione.

È quanto si limitano a rilevare fonti della Banca d’Italia, rilevando come il governatore Ignazio Visco a Davos abbia già negato "azioni immediate".

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