Schlein insiste: "Patrimoniale? Non è un tabù"

La segretaria dem apre di nuovo alla patrimoniale. Poi le parole sulle recenti manifestazioni anti-Israele

Schlein insiste: "Patrimoniale? Non è un tabù"
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La patrimoniale? "Non è un tabù". Alla fine, il pensiero di sinistra finisce sempre lì. E accarezza la mai sopita tentazione di uno Stato che affonda le mani nelle tasche dei cittadini. Soprattutto se facoltosi. A considerare quantomeno praticabile tale eventualità è stata la segretaria Pd Elly Schlein, che su La7 ha risposto a una precisa sollecitazione sul tema. "Al G20, per iniziativa di Lula, hanno discusso di una iniziativa per i miliardari, una tassazione internazionale o europea", ha affermato la leader dem, andando a tracciare il perimetro di un ipotetico intervento fiscale sui grandi patrimoni, categoria che presupporrebbe comunque dei parametri di tipo politico, oltre che economico.

Il nostro sistema fiscale "è iniquo e complesso", ha aggiunto Schlein, sostenendo che "il principio che deve valere è quello dell'equità orizzontale: tanto guadagni, tanto paghi, che è il contrario di come la destra di Meloni sta affrontando la materia fiscale". Già in passato la leader del Partito Democratico aveva manifestato il concetto a più riprese e anche con riferimenti maggiormente concreti. "Serve riorganizzare le patrimoniali e puntare a un sistema ad aliquota continua. Dobbiamo aumentare la progressività", aveva ad esempio considerato in un suo intervento al Festival dell’Economia di Trento del 2023. A distanza di oltre un anno, la linea politica di fondo è sempre quella.

Su La7, poi, Schlein ha anche sciolto il silenzio della sinistra sulle manifestazioni violente delle frange pro-Pal più esagitate. A quelle iniziative - ha affermato la leader dem - "non è andato nessuno del Pd. Noi siamo distanti da ogni metodo violento o azione violenta. Chi inneggia ad Hamas non ha nulla da spartire con il Pd". Ben detto, ci mancherebbe. Peccato che da sinistra non sempre si sia udita una così netta presa di distanze da certi cortei e da certe organizzazioni già distintesi in passato per slogan e azioni non troppo distanti dallo scempio visto recentemente nelle piazze.

Poi la deputata ha aggiunto: "Vorrei che chiarissimo definitivamente un equivoco. Chi condanna le azioni del governo israeliano, gli insediamenti illegali in Cisgiordania, chi critica quello che è stato fatto in questi mesi anche in contrasto alla soluzione dei due popoli e due Stati non è antisemita. Non è antisemitismo. Io rivendico il nostro diritto di criticare duramente le scelte di questo governo israeliano che sta portando volutamente a una escalation a livello regionale per preservare il futuro politico di Netanyahu".

La segretaria dem ha dunque raccontato di aver avuto contatti con Giorgia Meloni sul dramma del Medio Oriente e in merito ai timori di una forte escalation. "Ci siamo confrontate. Io ho detto che noi dobbiamo ottenere il cessate il fuoco, che vogliamo vedere uno sforzo diplomatico e politico del governo e dell'Europa per far finire questa guerra, liberare gli ostaggi, fermare il massacro di civili in Palestina", ha dichiarato Schlein, che non si è poi sottratta dal commentare le beghe del centrosinistra in merito alla già tramontata ipotesi di campo largo anti-Meloni.

"Campo largo è una espressione che non ho utilizzato neanche io.

Mi interessa una coalizione progressista. Noi abbiamo lavorato con il M5s e con Avs, da soli non bastiamo", ha osservato Elly, senza però soffermarsi troppo sulle forti tensioni intercorse tra il Pd e i pentastellati proprio nelle ultime settimane.

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