La Schlein punta a eliminare le correnti nel Pd? Film già visto...

I politologi non credono che il nuovo segretario del Pd, Elly Schlein, sarà in grado di abbattere il sistema correntizio che vige dentro il partito da decenni

La Schlein punta a eliminare le correnti nel Pd? Film già visto...

Non vogliamo più vedere irregolarità sui tesseramenti, abbiamo dei mali da estirpare, non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari". Elly Schlein non intende retrocedere da questo punto di vista, ma anzi si prepara a dare battaglia alle correnti del Pd.

Il riferimento a Michele Emiliano e Vincenzo De Luca era chiaro, ma ‘capibastone’ include inevitabilmente anche i capi-corrente contro cui si sono scagliati tutti i suoi predecessori. Prima della Schlein, Matteo Renzi si era ripromesso di “rottamare” la vecchia classe dirigente e le correnti dell’epoca, ma c’era riuscito solo in parte. L’ex segretario Pier Luigi Bersani, invece, oggi, confida nella Schlein e si dice convinto che riuscirà dove altri hanno fallito. Tra questi c’è sicuramente Nicola Zingaretti che lasciò la segreteria del partito sostenendo di vergognarsi del Pd perché i democratici parlavano solo di “poltrone e di primarie”. Il suo successore, Enrico Letta, appena eletto segretario del Pd, promise: “Sono stato un uomo di corrente per tutta la mia vita, però un partito che lavora per correnti, come qui da noi, non funziona… Non ho capito qual è la geografia delle correnti. Non funziona. Dobbiamo superare insieme questa sclerotizzazione”.

Riuscirà la Schlein a compiere questo miracolo? Le premesse non giocano a suo favore. "Il rifiuto dei meccanismi più tipici della politica – come, appunto, il correntismo – da parte dei politici più incalliti è una caratteristica dell'epoca populista: si usa il potere ma non si vuole far sapere che lo si sta usando, anzi lo si critica e attacca. Da qui l'elezione, da parte dei capicorrente, di una segretaria che si schiera contro il correntismo”, spiega a ilGiornale.it il politologo Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, riferendosi a personalità come Dario Franceschini o Andrea Orlando, due potenti capi-corrente che sono stati determinanti per la vittoria della Schlein. “Ora, bisognerà vedere se lei la lotta alle correnti la vuole far davvero, e, in caso sia così, se riesce a prevalere. Conoscendo un po' il PD, i prossimi saranno mesi interessanti…”, conclude Orsina.

Secondo Luigi Di Gregorio, docente di Scienza Politica all’Università della Tuscia, eliminare le correnti dal Pd, “il partito più novecentesco’ che abbiamo”, non sarà facile dato che quello è “un partito in cui le leadership forti mediamente non sono ben tollerate (vedi caso Renzi) e in cui il territorio, la struttura, le correnti costituiscono ancora l'ossatura del partito stesso”. Di Gregorio ritiene che la Schlein abbia una sola possibilità di combattere il correntismo “ed è legata alla sua popolarità, alla sua credibilità e al suo gradimento”. Tanto più la neosegretaria dovesse "personalizzare" il Pd, tanto più le correnti ridurranno automaticamente il loro peso. “In caso contrario, mi pare difficile che ciò possa accadere”, sentenzia il politologo.

Ancora più pessimista è Lorenzo Castellani della Luiss: “Il Pd si è sempre retto su correnti che sono basate su aggregazioni di poteri di interessi di reti, oltre che di tipo ideologico. Ma oggi - spiega - abbiamo visto un'offerta politica più di sinistra come quella della Schlein che viene sottoposta alla spinta di Franceschini e quindi della corrente moderata cattolica”. Secondo Castellani “non può esistere Pd senza corrente e senza questa aggregazione di potere” e anche la scelta di affidare la presidenza a Bonaccini rientra “in una logica di garanzie spartitorie tra le tribù che fanno parte del partito democratico”. La vera sfida, conclude il politologo della Luiss, sarà “capire quanto la Schlein con la sua forza mediatica, eventualmente politica, sarà in grado di occultare le correnti, cioè di far parlare il Pd con una voce sola” e, a tal proposito, le giova il fatto di essere all’opposizione.

Se non riuscirà a silenziare le correnti è chiaro che anziché guidare opposizione granitica, la Schlein dovrà barcamenarsi tra “una serie di dichiarazioni, lotte, posizioni diverse che aumentano la confusione, non rendono chiara la sua strategia e – sentenzia Castellani - non rendono chiara nemmeno la sua leadership”.

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