"Quando ci sono delle primarie aperte il rischio è che il più forte sia sempre il più radicale". Carlo Buttaroni, fondatore dell'istituto Tecné, spiega così che "gli elettori del Pd, votando per la Schlein, hanno radicalizzato il comportamento del partito, mentre gli iscritti, notoriamente più moderati, avevano scelto Bonaccini".
Ma esattamente qual è il problema del Pd?
"Il punto è che il Pd ha scelto un procedimento elettorale per risolvere una crisi politica, ma non è così che funziona. La grande anomalia delle primarie è che non era mai successo prima che gli elettori ribaltassero l’esito del voto degli iscritti. La Schlein si è iscritta da poco nel Pd e non faceva parte di quella che veniva considerata una naturale evoluzione dopo la segreteria di Letta. C'è, dunque, da chiedersi perché Pd, quindi, è scalabile anche da chi non è del Pd...".
Perché il Pd non ha vinto neppure nella ‘rossa Toscana’?
"Perché oggi è importante essere capaci di entrare in soluzione con elementi diversi. La politica o è solvente, ossia riesce a mettere vicine le parti che entrano in contatto ed è così che la Dc ha governato per decenni. Il Pd, invece, quando è andato al governo, è stato capace di aprire i propri confini, mentre oggi si sta collocando lontano dal centro e perciò è difficile che possa essere competitivo. Non è capace di essere ‘solubile’ con gli elettori che non hanno una cultura radicale di sinistra. Non è necessario essere di centro, ma si dovrebbe essere capaci di dialogare con il centro".
Ma, quindi, gli elettori della Schlein hanno fatto una scelta dannosa per il partito?
"Questo ce lo può dire soltanto il tempo. Di sicuro hanno fatto una scelta che, ora, non sta premiando come il Pd si aspettava".
La Schlein, inoltre, sembra aver fallito proprio l’obiettivo di cementificare l’alleanza con i Cinquestelle, ma ha vinto solo a Teramo. Si può dunque sostenere che l’alleanza giallorossa non funziona?
"Certo perché parte da un presupposto sbagliato. Mi spiego. Le alleanze si fanno tra partiti che hanno dei bacini elettorali contigui e non cercano i voti nello stesso bacino elettorale. Se il Pd avesse deciso di rappresentare i ‘penultimi’ perché gli ‘ultimi’ li rappresentano i Cinquestelle, allora avrebbe avuto senso allearsi con loro. Se entrambi, invece, pretendono di rappresentare gli ultimi, allora non siamo più di fronte a un’alleanza, ma a una competizione. Il Pd ha fatto questo e, quindi, non c’è il presupposto di mettersi insieme per rappresentare bacini elettorali diversi e mettendosi insieme ottengono una massa critica più forte in grado di competere per il governo del Paese. In questa situazione è inevitabile che i due partiti vadano in conflitto".
La Schlein, dunque, ha sbagliato a chiudere la porta ai moderati cattolici?
“Certo, ma non solo. In passato uno dei cavalli di battaglia della sinistra non era il salario minimo perché si temeva che indebolisse la capacità di contrattazione dei sindacati. Oggi, invece, la scelta di schierarsi a favore del salario minimo disorienta l’elettorato perché è una nuova bandiera che ha dei contorni molto radicali dato che la contrattazione prevede il dialogo fra le parti”.
Resiste, invece, ancora l’effetto Meloni?
“Sì, FdI è cresciuta e il centrodestra è aumentato. Ma non solo. Sono aumentati anche in modo netto il consenso per il governo. Tra G7 e alluvione è difficile trovare qualcosa in cui la Meloni ha sbagliato. È ben considerata dai leader mondiali e sull’alluvione ha dato delle risposte rapide tant’è vero che pure Bonaccini mi sembrava soddisfatto per il dialogo che ha nel governo.
Siamo in un momento nel quale il periodo della luna di miele in cui gli elettori perdonano tutto è finito e, infatti, per un periodo la fiducia nel governo Meloni è calata però è anche risalita su livelli molto alti. La crescita del Pd, invece, è relativa a un periodo in cui era senza leadership. Al momento non vedo una grande crescita del Pd, sta più o meno ai livelli delle Politiche”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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