Quando i saperi sono ovunque e accessibili a chiunque, la vera sfida non è più apprendere contenuti, ma sviluppare la capacità di selezionarli, di analizzarli e di trasformarli. Perciò, la scuola, oggi, non può più limitarsi a trasferire conoscenze, ma deve preparare i i singoli cittadini di domani a gestirle criticamente. In un mondo digitale, i giovani non hanno bisogno solo di informazioni, ma di un metodo per navigare nella sovrabbondanza di dati. La scuola dovrebbe essere il luogo in cui si allena il senso critico, non dove si accumulano nozioni statiche. Con l'arrivo del Ministro Valditara, molti speravano in una riforma che rimettesse al centro pedagogia e didattica, superando anni di immobilismo burocratico e sindacale. Tuttavia, le nuove indicazioni nazionali, che diventeranno Decreto in marzo, rischiano di essere un'occasione mancata. Seguendo un approccio conservatore, si limitano a offrire nozioni identitarie senza cogliere la natura del cambiamento in corso. Si sostituisce così l'ideologia progressista, mondialista e storicista che ha dominato l'organizzazione scolastica per quasi un secolo, con il suo opposto, senza affrontare il nodo centrale: il metodo critico.
Nel contesto attuale, caratterizzato da una sovrabbondanza di informazioni emotivamente manipolatorie e prive di riscontri fattuali e scientifiche, in cui tutto può essere vero e falso allo stesso tempo, il senso critico è l'unico strumento efficace per orientarsi e promuovere il cambiamento. Non garantisce verità assolute - che per altro non esistono ma permette di analizzare le opzioni, valutarle e scegliere con consapevolezza, favorendo il continuo confronto tra idee diverse. Le idee che prevalgono saranno a loro volta sostituite da nuove, attraverso il processo incessante di valutazione e di confutazione. Questo perpetuo conflitto critico consente agli individui di rompere con il conformismo, spesso soggetto al potere di comunità ben definite e contrapposte secondo lo schema storicista.
Favorisce inoltre uno sviluppo sociale ed economico più rapido, alimentato dal dubbio e dal confronto.
Una scuola moderna deve puntare su questo: fornire agli studenti gli strumenti per pensare, dubitare, confutare e proporre, non solo contenuti da memorizzare. Del resto, questa era la scuola di Socrate: l'arte maieutica. In uno Stato liberale, il Ministero dell'Istruzione non dovrebbe stabilire quali conoscenze trasmettere, ma creare le condizioni per formare insegnanti capaci di stimolare il pensiero critico. La scuola chiusa, modellata su un'idea statica della cultura, è destinata a soccombere di fronte all'attrattiva dei social e delle nuove modalità di comunicazione. Oggi si pensa di imparare meglio e più velocemente sulle piattaforme social che offrono contenuti più coinvolgenti di quanto riesca la maggior parte degli insegnanti. Tuttavia, anche le piattaforme social non sono affatto in grado di plasmare il metodo di maturazione dello studente. Dunque, non si tratta di sminuire il ruolo sacro dell'insegnante, ma di richiamarlo ad esercitare il vero ruolo e di indirizzarlo verso ciò che gli altri fornitori di contenuti non possono fare: appunto plasmare il metodo critico dello scolaro. Il senso critico è essenziale per scegliere consapevolmente in ogni ambito della vita: cosa e quanto mangiare, come vestirsi, cosa votare, a chi credere.
È l'unico antidoto al caos informativo e alla polarizzazione emotiva.
Il Ministro Valditara ha l'opportunità di costruire una scuola che formi menti aperte e consapevoli, capaci di convivere nella diversità e di adattarsi ai cambiamenti epocali. La scuola deve diventare il laboratorio della libertà, dove i cittadini imparano non cosa pensare, ma come pensare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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