È giusto che una senatrice a vita esalti il ruolo della Corte costituzionale nel demolire una legge perché «ipocrita e proibizionista» e si vanti di aggirarne i divieti sulle staminali nei suoi esperimenti, importando le cellule dall'estero? Così pare, a leggere l'intervento di ieri sulla Stampa di Elena Cattaneo (nella foto), esperta nella ricerca sulle cellule staminali e docente della Statale di Milano. Da un esimio rappresentante del Parlamento «per meriti scientifici» sarebbe forse più giusto attendersi un approccio meno barricadero e più istituzionale. Consultando velocemente l'attività legislativa della senatrice dem ci sono iniziative per i diritti umani, contro la violenza sulle donne e il Covid, il negazionismo di alcuni docenti e l'uso del glifosato. Niente per chiedere la revisione della legge 40, approvata dal Parlamento 20 anni fa esatti e confermata da un referendum popolare. Che la norma preveda il divieto di derivare staminali da embrioni sovrannumerari per la Cattaneo fa parte delle «affermazioni scientificamente insensate» che oggi impediscono a suo dire la ricerca contro la dignità della persona umana. Peccato che la Cattaneo non citi la ricerca The scientific consensus on when a human's life begins, pubblicata su Issues in Law & Medicine nel 2021, secondo cui il 96% dei 5.577 biologi di 1.058 istituzioni accademiche nel mondo riconosce l'umanità del concepito e afferma che la vita inizi nel momento della fecondazione.
«I miracoli biologici promessi dalle staminali non si sono verificati, tant'è che da molto tempo persino in California la ricerca non viene più finanziata (e certamente non per motivi etici)», ricorda al Giornale Francesca Romana Poleggi di Provita& Famiglia. Giusto dibattere su temi divisivi come etica e scienza, meglio farlo in Aula che sperare nell'ennesimo aiutino della Consulta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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