A sinistra, malumori bipartisan. Le rimostranze sulla linea politica di Elly Schlein non riguardano solo i dem più moderati (quelli come Giuseppe Fioroni, per intenderci) ma interessano anche i comunisti duri e puri. Quelli fedelissimi alla causa. La designazione della deputata luganese alla guida del Pd ha fatto litigare proprio i compagni. In tal senso, il primo a lanciare il sasso nello stagno progressista è stato Marco Rizzo, presidente onorario del Pc, secondo il quale il nome della Schlein rappresenterebbe una spartiacque politico tutto interno alla sinistra.
La nuova segreteria dem - ha attaccato Rizzo sui social - "incarna al meglio la nuova sinistra fucsia e radical-chic, nemica della classe media lavoratrice, nemica della classe operaia, nemica delle famiglie. La sua agenda è quella di Sanremo: gender fluid, filo Ue, Nato e guerra, trans-femminista e gretina, contro le auto e le prime case. Un ottimo 'prodotto' delle élites liberiste e mondialiste". Un attacco frontale che l'ex europarlamentare ha concluso con una considerazione politica: "Risulterà anche un ottimo spartiacque, chi sta con lei, come il rifondarolo Acerbo, sta contro di noi". Parole che hanno subito fatto accapigliare i comunisti.
Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista, non aveva infatti nascosto il proprio sostegno alla Schlein, esprimendo l'auspicio che la sua vittoria potesse rappresentare "una vera rottura rispetto al solito Pd neoliberista e guerrafondaio conosciuto dal 2008 a oggi, da Veltroni a Renzi e Letta, dal governo Monti a quello Draghi". L'antitesi di quanto espresso da Rizzo. Punzecchiato da quest'ultimo, dunque, Acerbo non si è fatto trovare impeparato e sui social ha risposto così a chi gli chiedeva di rispondere a quella provocazione: "Non considero Rizzo comunista e tanto meno di sinistra".
Strana lite, quella che ha avuto come soggetto del contendere la nuova segretaria Pd. A sinistra infatti alcuni rimproverano a Schlein di essere troppo progressista e ideologica, altri invece l'accusano di non esserlo abbastanza.
In tal senso, la nuova leader dem dovrà lavorare e non poco proprio per armonizzare le varie anime interne al partito e alla sinistra. Al momento - eccezion fatta per il polemico Rizzo - i più convinti della sua nomina sembrano però proprio i progressisti radicali.
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