“È sempre più difficile dare giustizia”. È iniziata la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, entrato nell'Aula Magna della Corte. A lanciare l’allarme è stata la prima presidente della Suprema Corte, Margherita Cassano, nella sua relazione sull'anno appena trascorso, a cui seguiranno gli interventi del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato, del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, dell’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli (in corsa per la Corte Costituzionale) e il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco.
“Rendere giustizia si è fatto più difficile e richiede al giudice la ferma osservanza di alcuni principi basilari: la ricerca di soluzioni saldamente ancorate al diritto positivo in ossequio al principio costituzionale di soggezione esclusiva alla legge; il rispetto del riparto delle attribuzioni previsto dalla Carta fondamentale; la leale collaborazione con i vari poteri e organi dello Stato; senso di responsabilità e dell'autolimite; attenzione al contenuto e all'incidenza concreta della norma nella soluzione del singolo caso concreto'', avverte la presidente Cassano, che sottolinea come “l'ipertrofia legislativa recepisce le istanze di un corpo sociale sempre più lacerato, incapace di darsi autonomamente regole di civile convivenza fondate sulla condivisione dei valori costituzionali e alla costante ricerca di un intervento esterno che rischia, però, di elidere il ruolo di cittadinanza attiva e solidale delineato dall'articolo 2 della Carta fondamentale'' sottolinea la Cassano.
Aumentano reati spia e Codice rosso
“Nell'anno 2024, su un totale di 314 omicidi volontari (in calo dell'8% rispetto ai 340 dell'anno precedente e ai 328 del 2022), quelli maturati in ambito familiare o affettivo ammontano a 151 e in 96 casi hanno come vittima una donna", recita la relazione sull'amministrazione della giustizia illustrata dalla presidente della corte di Cassazione, secondo cui sarebbero “in progressivo, costante aumento” nell'ultimo triennio i cosiddetti reati “spia”, dei quali i femminicidi costituiscono spesso il tragico epilogo, nonché gli altri reati ricompresi nel cosiddetto “Codice rosso” come la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (+18%), la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (+1%), la costrizione o induzione al matrimonio (+21%) e la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti +3%.
Troppe leggi e poche risposte sui diritti civili
Dietro “l’ipertrofia legislativa" legata "all'euforia dei diritti fondamentali” c’è un problema legato bisogno di proclamare altri diritti “quando resta dubbia la loro stessa fondazione giuridica e la loro distinzione rispetto alle mere aspettative individuali”. Secondo la Cassano non ci sono adeguate risposte del legislatore alle istanze di tutela di alcuni diritti. L’alto magistrato sostiene altresì come non sia “ancora completamente esplorato il delicato tema del rapporto tra diritto, potere e diritti fondamentali", un tema centrale in materia di “qualità della vita, sicurezza, sviluppo o fasce antropologiche (anziani o bambini) e naturali (i diritti degli animali)”.
Su fine vita troppe fonti legislative e troppa discrezionalità dei giudici
"Nella prospettiva della revisione del catalogo dei diritti fondamentali troviamo anche le problematiche dell'inizio e della fine della vita, del testamento biologico, del trattamento terapeutico per malati terminali o incoscienti. In presenza di una linea di tendenza così complessa sussiste il pericolo che la dilatazione della categoria dei diritti fondamentali, senza la preventiva mediazione formale del legislatore, attribuisca impropriamente alla magistratura compiti di sintesi, bilanciamento, armonizzazione". Così la Cassano critica “la moltiplicazione delle fonti che, scomposte in tanti diversi modelli (soft law, clausole generali, leggi provvedimento, leggi di rinvio alle fonti secondarie), intervengono talora a cadenze ravvicinate sullo stesso ambito di materia e rischiano di far perdere la capacità di ordinarla in modo efficace e razionale”. La stilettata è anche per il Parlamento: “Le molteplici normative speciali, in alcuni casi non coordinate fra loro e collocate in provvedimenti contenenti previsioni sui temi più disparati, sono talora frutto di decretazione d'urgenza destinata a riflettersi sulla qualità del dato normativo con conseguente ampliamento dell'attività interpretativa del giudice”.
La magistratura rispetti le istituzioni
La Cassano appare critica con la magistratura che, sebbene sia impegnata a realizzare "i più alti valori espressi dalla Costituzione", deve sforzarsi di avere rispetto (purché sia reciproco) fra le varie Istituzioni dello Stato". Ecco perché serve “ un vero e proprio patto per lo Stato di diritto in grado di alimentare la fiducia dei cittadini nei confronti di tutti gli organi cui la Carta fondamentale assegna l'esercizio di funzioni sovrane”.
Troppi morti colpa del lavoro irregolare
“È inaccettabile il numero di infortuni con esito mortale che continuano a verificarsi con drammatica periodicità”, sottolinea la prima presidente della Cassazione Cassano, che mette sul banco degli imputati le “logiche economiche di esasperata flessibilità tralasciano il profilo della qualità dei posti di lavoro” e generano occupazioni precarie che non garantiscono la necessaria protezione, favoriscono il lavoro irregolare, creano le condizioni di tragici epiloghi per la vita del lavoratore". È proprio il lavoro nero il vulnus perché non solo è “una delle cause principali delle lesioni o delle morti sul lavoro" ma è una pratica che “consente di eludere le imposte e i contributi previdenziali, di sottrarsi al rispetto dei diritti sociali (salario minimo, legislazione a tutela del lavoro, ferie), di evitare i costi legati alla tutela della salute e della sicurezza” e questo determina “il cosiddetto dumping sociale, perché crea forme di impropria concorrenza alle attività svolte nel rispetto delle norme, giungendo a metterle fuori mercato”.
L’arretrato cala grazie agli sforzi della magistratura comunque sotto organico
“Nel settore civile, in Corte di cassazione, le pendenze sono diminuite del 7,8% (dai 94.759 procedimenti pendenti al 31 dicembre 2023 agli 87.380 al 31 dicembre 2024)”, ricorda la Cassano, secondo cui “si tratta di un risultato assai significativo, ove si consideri che in un biennio le pendenze sono diminuite di oltre 17.000 unità e che, per la prima volta, la Corte di Cassazione è ritornata ad una pendenza inferiore a quella registrata nel 2003”. È merito di tutta la magistratura, anche di quella onoraria, “lo sforzo generoso per definire l’arretrato e raggiungere gli obiettivi fissati dal PNRR nonostante le scoperture di organico”.
Troppi suicidi in carcere
“Suscita sgomento il numero di suicidi all'interno del carcere. Al 31 dicembre 2024 erano pari a 83 (47 italiani e 36 stranieri), numero cui vanno aggiunti 18 decessi per cause ancora oggetto di accertamento. Alla data del 10 gennaio 2024 si sono verificati altri 5 suicidi e 2 decessi per motivi da indagare", si legge nella relazione sull'amministrazione della giustizia 2024 illustrata dalla Cassano. "L'età media delle persone che si sono suicidate è di circa 40 anni. Deve risuonare nelle coscienze di ciascuno di noi il monito del presidente della Repubblica a scongiurare che la persona ristretta in carcere viva in condizioni angosciose e disperanti, indecorose per un Paese civile”, sottolinea l’alto magistrato.
Troppa pornografia sui telefonini dei minori
“I social media, anche nella fascia piu' giovane della popolazione, favoriscono la produzione e diffusione di immagini sessualmente esplicite di minori (cosiddetto sexting) con conseguente effetto moltiplicatore, causa di comportamenti lesivi della loro dignità o di azioni persecutorie che possono spingere la vittima al compimento di gesti di autolesionismo". Secondo la presidente Cassano “merita attenzione la nuova pratica del cosiddetto sharenting consistente nella diffusione on line, da parte di genitori ignari, di immagini dei figli minori oggetto poi di manipolazione, improprio utilizzo e condivisione in rete da parte di soggetti operanti nel mondo della pedo-pornografia, con conseguente, obiettiva esposizione a pericolo dell'integrità psico fisica del minore stesso.
Questi due esempi dimostrano quanto sia urgente l'adozione di iniziative di ampio respiro per promuovere un utilizzo informato, maturo e consapevole delle nuove forme di comunicazione", è il ragionamento del numero uno della Cassazione.
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