La sindacalista che recluta i disoccupati per i talk show

Rossella Lamina si confessa sul suo blog: "Pretendono che porti in tv cassintegrati ed esodati. Mi sento come una maîtresse a caccia di sfigati"

La sindacalista che recluta i disoccupati per i talk show

Oggi trovare per strada una vera «figurina» di disoccupato è certo meno raro di imbattersi nella figurina Panini di Pizzaballa (Atalanta, campionato '63-'64). Nonostante ciò le redazioni dei principali talk show televisivi per reclutare esodati, cassintegrati, co.co.pro e precari si rivolgono direttamente al sindacato: organismo che ormai sta al popolo degli incazzati come Lele Mora stava a popolo di vallettopoli. Non si tratta di calunnie, ma del singolare coming out di una professionista che questi mondi (sindacato e mass media) li conosce bene. Lei si chiama Rossella Lamina ed è la responsabile dell'ufficio stampa dell'Usb (Unione Sindacale di Base). Rossella nel suo blog su today.it ha dato il là a un dibattito tutt'altro che banale. Partiamo dal titolo del suo articolo: «Caccia agli sfigati». Ma chi sono gli «sfigati»? Ovviamente il termine non vuole essere offensivo ma provocatorio. Gli «sfigati» sono tutte quelle persone che nei talk show di maggiore (e minore) successo «danno voce» alla cosiddetta «piazza». Una piazza - il più delle volte - creata a tavolino per veicolare questo o quel messaggio a seconda delle convenienze. Ed è qui che subentra - per così dire - l'ammissione di colpa della collega Lamina che si autodefinisce una «maîtresse nel gran bordello degli sfigati».

In verità il sospetto, noi telespettatori, l'abbiamo sempre nutrito: gli indignados alla matriciana che animano i concitati collegamenti esterni dei talk show hanno tutta l'aria di non trovarsi lì per caso. Qualcuno ce li mette. Ora sappiamo chi: lo stesso sindacato. Ricapitoliamo la procedura in tre mosse: 1) il talk show di turno decide di dedicare una punta al tema della «disoccupazione»; 2) la redazione del programma telefona al sindacato e gli chiede qualche «comparsa»; 3) il sindacato mobilita un manipolo di «sfigati» e - magari in cambio di un gettone di presenza - lo sbatte davanti alle telecamere. Come dire: si persegue in strada la stessa alchimia sperimentata in studio, dove il protocollo del «perfetto» talk show prevede personaggi fissi: da quello che interrompe tutti, a quello che risponde insultando; da quello che abbandona offeso la trasmissione, a quello che fa «no» col testone mentre parlano gli altri. Attenti però a non esagerare, perché se la maionese impazzisce (come accaduto di recente a Radio Belva con la coppia Cruciani-Parenzo) si rischia l'intossicazione.

Insomma, il teatrino tv deve essere sì mostruoso ma senza tracimare nello splatter; invettive in modica quantità avendo cura di non uccidersi con l'overdose. E allora linea alla piazza, dove la mitica gggente è stata all'uopo ingaggiata per urlare «vergogna!» (a tutti), dare dei «ladri» (principalmente ai politici) e del «fazioso» al conduttore del programma. Quest'ultimo un po' gioca a farlo davvero (il fazioso) un po' si spaccia per obiettivo: che poi solo le due facce della stessa medaglia pseudo-informativa. Tutto ciò, fino a ieri, aveva a che vedere solo con un malizioso retropensiero. Oggi, grazie alla «confessione» della signora Lamina, possiamo urlarlo ai quattro venti, senza tema di smentita. Leggete cosa scrive la responsabile comunicazione dell'Usb: «Si riapre la stagione della “caccia allo sfigato”. Questa particolare attività venatoria va a coinvolgere anche gli addetti stampa, o almeno quelli ritenuti stanziali nell'habitat dalle ambite prede. Avete presente tutti quei cassaintegrati-licenziati-precari-esternalizzati-sfrattati-esodati-immigrati che di tanto in tanto entrano in scena nei vari salotti della nostra televisione?». Sì, ce li abbiamo presenti, casa collega. E allora? «La caccia allo sfigato si traduce anche nella richiesta di precise “forniture”. I primissimi tempi mi balenava che il mio interlocutore, nella redazione dall'altra parte del filo, potesse aver sbagliato numero: voleva in realtà contattare un'agenzia di casting (di quelle che procacciano attori, figuranti e comparse per fiction o reality tv) ma aveva chiamato – suo malgrado - un sindacato». Motivo della telefonata? «Rapidamente mi sono convinta che no, non era un errore. Mi si chiedeva con gran precisione: “una precaria della scuola, fra i 25 e i 30 anni”, “un vigile del fuoco fra i 20 e i 30 anni”, fino ad arrivare alla fornitura di “un'intera famiglia, con genitori impiegati dello Stato, che alle precedenti elezioni abbia votato centro-sinistra”. Giuro: è tutto vero». Ci crediamo. Esattamente come crediamo al prosieguo del racconto: «Di siffatte richieste potrei compilarci un libricino.

E non vengono solo dai programmi cosiddetti trash, ma anche da quei talk di “buona reputazione”, quelli che a tanti spettatori appaiono come portabandiera dei problemi veri “della gente”. A volte vengono anche dai colleghi della carta stampata: “Avete qualche precario così e colà, che ci dica questo e quello…”».
Quando vedrete il prossimo talk show, tenetelo bene a mente.

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