"Sono passati due mesi...". Calenda inchioda Schlein

Il leader di Azione va durissimo contro la segretaria del Partito Democratico, accusata di non avergli mai risposto sulla proposta di reddito minimo contrattuale, a differenza di quanto fatto invece dal governo

"Sono passati due mesi...". Calenda inchioda Schlein
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Carlo Calenda sferza il Partito Democratico di Elly Schlein, reduce da una pesantissima batosta elettorale alle ultime amministrative. Ospite di una Lucia Annunziata oramai prossima a lasciare la Rai, il leader di Azione non risparmia critiche alla gestione del Pd sotto la guida della deputata ed ex europarlamentare che - sulla carta - potrebbe diventare una sua "preziosa" alleata in vista di prossime elezioni politiche contro il centrodestra, così come lo è stata in alcune realtà che sono andate recentemente al volo nelle Comunali. "Il Pd perderà la rappresentanza dei liberaldemocratici, è nei fatti - è la previsione dell'ex ministro dello Sviluppo economico - Noi a questi ci rivolgiamo, anche ai bravi amministratori di quest'area".

Durante l'intervista a Mezz'ora in più, su Rai3, Calenda sferza la Schlein e sembra volere chiudere completamente la porta a un raggruppamento di sinistra sotto lo stesso tetto con i dem: "Non ci sono i termini per una alleanza politica, ma se il Pd continua a tenere insieme la linea della Schlein e quella dei riformisti, non dice mai niente e finirà per essere minoranza". Ma è in un passaggio immediatamente successivo dove Calenda tira una potente bordata in direzione Nazareno. "Schlein parla solo di cose evocative, come il green - è la pungente contestazione che l'esponente politico del Terzo Polo rivolge a Schlein -. Sono due mesi che ho mandato a Schlein proposte sul reddito minimo contrattuale, che non è il reddito di cittadinanza, e per mettere 10 miliardi sull'azzeramento delle liste di attesa nella Sanità. Le abbiamo mandate anche al governo: dall'esecutivo governo qualcuno risponde, dall'altro lato non c'è niente".

Calenda dà ragione al governo sulla Corte dei Conti

Una dichiarazione - specialmente l'ultima - che dà l'idea di come Calenda in questo momento si trovi (paradossalmente) più in sintonia con Giorgia Meloni che con Elly Schlein. Una sorta di concordia che viene confermata anche dal giudizio che Carlo Calenda dà sui limiti di controllo della Corte dei Conti posti pochi giorni fa dal governo. "Lo avrei fatto io quel provvedimento. Era un controllo assurdo e ridondante. Non è che se tu limiti il controllo della Corte dei Conti, è una roba per cui c'è il fascismo. Diventa una roba per cui un minimo si riescono a spendere i fondi del Pnrr, che questo governo non riesce a spendere".

L'ex parlamentare europeo del Partito Democratico si è preso l'impegno con se stesso "di non toccare più l'argomento" della crisi del Terzo Polo. Anche se, pure in questo caso, sembrano ormai lontani i tempi in cui lo scontro con Italia Viva era piuttosto vivace: "I gruppi parlamentari, che sono metà e metà, stanno lavorando bene. Il partito non è più unico, siamo due partiti – aggiunge Calenda -. Io credo che ci sia grande bisogno di un'area pragmatica, liberaldemocratica, non centrista; che non sia l'ago della bilancia, che è una tristezza sconfinata. Questa cosa proveremo a farla".

Nel confermare la sua personale stima nei confronti di Letizia Moratti e della sua iniziativa "interna al partito popolare europeo", Calenda annuncia infine una proposta di legge sulla scia di quanto è già successo in Francia: "Vogliamo vietare l'uso dei social sotto i 13 anni e solo con il consenso dei genitori dai 13 ai 15 anni, con il controllo dell'identità".

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