nostro inviato a Sanremo
Et voilà, madame Carlà. Così dolce, suadente, vola sul palcoscenico come una vestale. Eterea, in sobrio tailleur grigio, con la sua chitarra e quella vocina da gatta canta l'amour (c'è chi sospetta in playback). Scherza, leggera, con la concittadina Littizzetto (sono nate entrambe a Torino). Gioca con lei sulle loro differenze estetiche, altezza, bellezza, appeal. E poi l'accompagna con la chitarra mentre Lucianina intona la Chanson de Carla Brun. Uno spasso, si ride. Tutto il resto è fuori, lontano, noioso.
La signora Sarkozy ieri sera è planata sul palco di Sanremo sorvolando le polemiche che hanno accompagnato il suo arrivo: in primis il suo eventuale (e da lei smentito) ruolo nella latitanza del terrorista Battisti in Brasile. Ma lei è venuta in Riviera solo per presentare il suo nuovo album Little French Songs, a condividere con il pubblico il suo antico amore, la musica, a scherzare con Fazio. Ma non più di questo, ci mancherebbe, siamo nel tempio della canzone. Qualche domanda molto garbata del presentatore sull'esperienza all'Eliseo, certo, ma sull'intrigo internazionale con al centro il terrorista italiano nulla. Solo le note di Chez Keith et Anita, che è un pezzo che ricorda la storia di amore e follia tra il chitarrista dei Rolling Stones e la modella di origini italiane. E il giochino con la Litti, caruccio, che rompe l'atmosfera mielosa: «È una che ha avuto una vita difficile - scherza Luciana - è nata gnocca, è nata ricca, si è fidanzata con un presidente, ha fatto un bambino a una certa età... ha più culo che anima... se pesta una cacca sotto la scarpa trova un tartufo». Tutto finisce qua. Bonsoir.
Eppure, dopo l'intervento di Crozza finito in contestazione nella prima sera, si temeva una replica. Certo, si sapeva che l'ex première dame mai si sarebbe infilata in ragionamenti sulla politica italiana. Però la sua presenza al Festival era stata contestata nei giorni precedenti l'inizio della kermesse.
Sono state soprattutto le associazioni dei parenti delle vittime del terrorismo a trovare fuori luogo l'invito rivolto alla Bruni. Per loro ci sono ancora troppi misteri intorno alla fuga di Cesare Battisti, il leader dei Proletari armati per il comunismo condannato in Italia e fuggito prima in Francia e poi in Brasile, dove ora vive libero. Aleggia ancora il sospetto (rivelato da Bruno Berardi, presidente dell'associazione e figlio del maresciallo di polizia ucciso dalle Br) che la moglie di Sarkozy abbia avuto un ruolo nella decisione di non estradare Battisti dal Brasile all'Italia. Sebbene lei abbia smentito categoricamente l'illazione durante un'intervista nel salotto di Fazio a Che tempo che fa («Mai avuto un ruolo nel caso Battisti. Non mi permetterei mai, non ne ho l'ideologia, non ho mai difeso Battisti»), alcuni parenti avevano chiesto che lei approfittasse della grande platea per chiarire meglio la propria posizione. Invito che lei ovviamente si è ben guardata dall'accogliere.
Anche alcuni esponenti del centrodestra come il consigliere Rai Antonio Verro e l'ex sottosegretario Daniela Santanchè avevano condannato la scelta di invitarla («È vergognoso che la tv di Stato dia spazio a una signora che ha preso in giro e umiliato tutti gli italiani, oltre che offeso i familiari delle vittime di Battisti», ha sostenuto quest'ultima). Anche Giorgia Meloni del neonato partito Fratelli d'Italia si è ieri aggiunta, chiedendo ai vertici Rai di «non schierarla sul palco dell'Ariston» perché «ha disprezzato l'identità italiana e ha contribuito a tenere aperte le ferite della nostra storia».
Ma Carlà è calata leggera in Riviera, immune da qualsiasi pensiero terreno, con la sua parlata suadente, gli occhi azzurri, magrissima, gentilissima. È arrivata da Parigi nel pomeriggio, si è chiusa all'Ariston per le prove insieme alla Littizzetto, vestita con dei jeans e una maglietta. Si è poi riposata all'Hotel Royal in attesa della serata.
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