Spesso è difficile muoversi nelle analisi della complessa politica italiana, un esercizio per cui si è chiamati a esprimersi certamente tenendo conto della propria linea di pensiero senza però rinunciare ad affidarsi ad alcuni elementi oggettivi: non si può sacrificare la realtà dei fatti in nome di una certezza personale o, peggio ancora, di un augurio impellente. Ed è invece ciò che ha fatto Pier Luigi Bersani, mettendo di nuovo nel mirino il centrodestra a cui ha rivolto l'accusa di essere arrivato al capolinea della strada delle grandi nozze con gli elettori. Ma i numeri dicono tutt'altro: la coalizione continua a vincere, mentre alla sinistra sgangherata non resta che appigliarsi alle preghiere.
L'ex segretario del Partito democratico, intervenuto nel corso dell'ultima puntata di Dimartedì su La7, si è spinto a una convinzione personale che però sembra avere la fisionomia di un auspicio tutto personale: "Penso che anche chi ha votato a destra non sia contento di questo governo. Se guardiamo le cose dal punto di vista della vita comune degli italiani, in un anno e mezzo non c'è stata una cosa che abbia fatto dire: 'È un cambiamento in meglio'". E ha indicato i salari come uno dei fronti su cui i cittadini percepiscono un peggioramento rispetto al passato.
Evidentemente Bersani dimentica che il governo guidato da Giorgia Meloni ha dedicato gran parte delle due manovre alle fasce più deboli del Paese, come dimostrano gli interventi per calmierare le bollette. Non solo. Tra le principali misure rientra anche il taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori: è passato dal 3% al 7% per i redditi fino a 25mila euro mentre è stato incrementato dal 2% al 6% per i redditi fino a 35mila euro. Il tutto, unito alla riforma delle aliquote Irpef, porta aumenti in busta paga fino a 120 euro al mese.
Poi l'ex numero uno del Pd ha avvertito la necessità di rivolgersi alle telecamere per affidare un proprio sentimento che pare essere più una speranza: "Non c'è ancora uno smottamento o un distacco, ma credo che la luna di miele sia finita". Forse è il caso di fare un rapido ripasso basato sui numeri concreti e non sulle parole, al di là dei sondaggi che comunque continuano a fotografare un centrodestra in buona salute e come principale coalizione del Paese a differenza delle opposizioni spaccate. In Sardegna ha trionfato la grillina Alessandra Todde, ma il centrodestra ha preso tra il 48% e il 49% delle preferenze mentre l'asse giallorosso si è fermato al 42% circa. In Abruzzo il governatore uscente Marco Marsilio ha strappato il bis: il presidente della Regione ha incassato 327.
660 voti (27.711 in più rispetto alle elezioni del 2019) e il centrodestra ne ha ottenuti 316.637 (facendo registrare un aumento di 21.758 voti rispetto a 5 anni fa). Bersani fantastica, il centrodestra continua ad avanzare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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