Abruzzo, tutti i numeri del trionfo del centrodestra (e del ko giallorosso)

Il governo Meloni consolida i propri consensi e si mette alle spalle l'inciampo in Sardegna. Todde a parte, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega non hanno mai sbagliato un'elezione nell'ultimo anno e mezzo. Conte e Calenda: effetti contrari

Abruzzo, tutti i numeri del trionfo del centrodestra (e del ko giallorosso)
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La Sardegna è stata definitivamente archiviata. Le elezioni regionali in Abruzzo non solo confermano il trend del centrodestra, ma anche una netta crescita generale di consensi della maggioranza di governo, facendo così derubricare a "semplice" incidente di percorso quello che è capitato con la vittoria di Alessandra Todde. Di contro, un tracollo del campo largo (anzi, "larghissimo") del centrosinistra. I numeri definitivi dell'ultimo voto amministrativo parlano molto chiaro, grazie anche uno spoglio molto rapido che ha consentito già nella mattinata di lunedì di scrutinare tutte le 1.634 sezioni della regione (sull'isola sarda si stanno ancora aspettando i dati finale dopo quindici giorni).

Marco Marsilio si aggiudica la competizione abruzzese per la seconda volta consecutiva e lo fa in maniera ancora più marcata rispetto al 2019: dal 48% di cinque anni fa dal 53,5%. In termini assoluti significano 28mila voti in più rispetto alla tornata precedente, ma anche 29mila consensi maggiori nel confronto con le elezioni politiche del 2022. Un successo locale che ha avuto un picco nella provincia dell'Aquila (61,3%), ma che comunque ha riguardato anche le circoscrizioni di Pescare e Chieti (51,5%). La percentuale di Marsilio è cresciuta in 233 comuni dell'Abruzzo, inclusi tutti e quattro i capoluoghi di provincia. Dall'altra parte, la sinistra deve fare i conti con un'altra debacle amministrativa: il testa a testa tanto agognato e promesso si è risolto alla fine in una competizione senza storia, con i sette punti esatti di differenza finali. Luciano D'Amico (46,5%) ha preso 37mila voti in meno rispetto alla somma dei voti presi da Giovanni Legnini (centrosinistra) e Sara Marcozzi (5 Stelle) alle regionali del 2019. Inoltre, prende 7mila voti in meno rispetto ai voti presi da centrosinistra, M5S e Terzo Polo alle Politiche del 25 settembre di due anni fa. In via generale, il centrodestra porta in Consiglio regionale, oltre al presidente, 17 eletti (8 FdI, 4 Fi, 2 Lega e lista Marsilio presidente, 1 Noi Moderati), mentre al centrosinistra ne toccano 12 (6 al Pd, 2 al M5S e ad Abruzzo insieme, 1 Azione e 1 ad Avs).

In un'ottica più nazionale, la coalizione guidata da Giorgia Meloni riprende la propria marcia trionfale dopo la parentesi sarda (dove comunque la somma dei partiti dell'allenza era superiore rispetto a quella del centrosinistra). Fratelli d'Italia si conferma primo partito con il 24,1%, ma si rivela più che rilevante il boom di Forza Italia al 13,4% dopo il 9% preso nella scorsa elezione regionale in Abruzzo e l'11% delle ultime elezioni politiche. Se togliamo la sconfitta di Paolo Truzzu dello scorso 25 febbraio, il centrodestra ottiene il suo ottavo successo regionale negli ultimi tre anni (dopo Calabria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise, Trentino). Così come diventano anche otto le vittorie in generale dopo il trionfo un anno e mezzo fa per il rinnovo del Parlamento (Lombardia, Lazio, Friuli Friuli Venezia Giulia, Comunali di maggio 2023, Molise, Provincia di Trento, suppletive di Monza).

Situazione esattamente ribaltata sul fronte opposto: l'ammucchiata rossa rimane al palo al debutto assoluto con tutti i partiti di opposizione a sostegno di un candidato governatore. Si auguravano di potere beneficare di un fantomatico "effetto Sardegna" e di ripetere la vittoria (a dir la verità sporadica) ottenuta a Foggia con un'accozzaglia che andasse da Fratoianni a Renzi, passando per Conte. Invece niente Diventano così sette su otto le regioni dove Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno perso pur con un candidato governatore in comune: Umbria, Liguria, Calabria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Molise e (ieri) Abruzzo.

E, se la Schlein può tirare un piccolo sospiro di sollievo in ottica leadership, sono soprattutto i grillini a tirare verso il basso la coalizione: nel voto in Centro Italia sono passati dal 19,7% delle Regionali di cinque anni fa (118.287 voti) al 18,5% delle Politiche del 2022 (115.456) fino al 7% di ieri (circa 40mila). E pensare che lo stesso Conte tre anni fa, appena diventato capo politico dei 5 Stelle, aveva promesso un nuovo corso che sarebbe partito "dai gruppi territoriali e dai forum tematici aperti alla società civile e ai non iscritti" proprio per invertire il trend negativo dei grillini alle elezioni locali.

Ma, dal giugno 2021, è sempre stato un tracollo dietro l'altro tra Comunali e Regionali. E la compagnia di Carlo Calenda, che ha praticamente sempre perso tutte le elezioni regionali in cui Azione compariva sulla scheda, non gli ha giovato proprio per niente.

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