«Andremo avanti con il mare a forza 9 come se fosse a forza 3». Il premier Enrico Letta, conclusi gli impegni del G20 di San Pietroburgo, si è subito catapultato al Workshop Ambrosetti di Cernobbio per mettere a punto l'intelaiatura della legge di Stabilità assieme al titolare dell'Economia, Fabrizio Saccomanni.
In una riunione ristretta ieri pomeriggio sono state ripassate le linee guida della prossima Finanziaria: il capitolo «fisco e industria» (cioè riduzione dell'imposizione sul lavoro) e l'attuazione della spending review nonostante le opposizioni interne ed esterne alla maggioranza.
«Siamo fiduciosi nelle prospettive del governo e determinati a lavorare bene», ha detto ieri pomeriggio Letta intervistato dalla Bbc sulle rive del Lago del Como. Il messaggio che intende trasmettere agli interlocutori internazionali è proprio quello di un'assoluta tranquillità e fermezza. L'intento, infatti, è quello di separare l'azione di governo dai rapporti con la composita maggioranza che lo sostiene e la cui tenuta è messa a repentaglio dall'ostilità del Pd verso una soluzione politica all'accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi.
La strategia di Letta è tutt'altro che ingenua e si basa su solidi «appoggi» esterni. Come confermano banchieri e imprenditori riuniti a Cernobbio, il mondo della finanza «tifa» per una prosecuzione della sua esperienza di governo nella speranza che la stabilità aiuti l'aggancio al treno della ripresa internazionale. Una circostanza che ieri il ministro dell'Economia Saccomanni non ha mancato di sottolineare. «Sono fiducioso che una crisi non ci sarà: il primo impatto sarebbe sullo spread e questo implicherebbe maggiori oneri sul debito per gli italiani», ha detto ieri il ministro manifestando ottimismo sulla vita dell'esecutivo e ribadendo l'impegno a «non consentire che l'Italia sfori il tetto del 3% del rapporto deficit/pil».
Questa presa di posizione rappresenta, inoltre, il primo pilastro della Legge di stabilità. Come Letta ha tenuto far sapere, «il tempo delle cicale è finito» e dunque non sarà attuato nessun provvedimento senza la necessaria copertura finanziaria nonostante ancora ieri il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, sia tornata a chiedere più sollecitudine nel pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Il premier si fa forte anche del sostegno del Quirinale. Non a caso nel messaggio inviato dal presidente Giorgio Napoletano al Workshop Ambrosetti si fa riferimento alla necessità di procedere «senza tentennamenti verso una reale unione politica europea». Un chiaro riferimento al prossimo turno di presidenza italiana dell'Ue, un appuntamento che il Colle non vorrebbe fosse caratterizzato da una nuova campagna elettorale.
Ultimo fattore (ma di entità non trascurabile) è inoltre l'immagine da statista che Enrico Letta si sta costruendo a livello internazionale. Il premier ieri ha presentato su Twitter come una vittoria personale la firma della Germania alla lettera siglata dai Paesi europei nella quale si condanna il ricorso alle armi chimiche da parte della Siria. Analogamente, insieme con Saccomanni, Letta è stato interlocutore - sempre ieri a Cernobbio - del commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, sul dossier Monte dei Paschi. L'aiuto da 4 miliardi con i Monti-bond è ancora sub iudice a Bruxelles e il governo si spende perché la Commissione approvi le misure con le quali si è evitato il collasso della terza banca italiana.
Certo, il fronte mediatico (ieri il premier si è recato a Messa nella Chiesa di Cernobbio con il parroco che ha invitato a pregare per il governo) è una partita di per sé più facile rispetto alla stesura di una legge di
bilancio dove si devono incastrare tasselli che spesso non combaciano. Ma Letta non dissimula il proprio personale ottimismo. «Dopo il periodo dell'emergenza ora il percorso è più in discesa», fanno sapere dal suo staff.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.