Strage di Milano, Pisapia contestato ai funerali

Strage di Milano, Pisapia contestato ai funerali

MilanoBuoni, generosi, disponibili. Le vittime della follia di Mada «Adam» Kabobo - il 31enne ghanese che sabato scorso, in zona Niguarda, a Milano, ha ucciso a colpi di piccone tre sconosciuti incontrati casualmente per strada - erano tre persone molto amate e rispettate. Gente comune, di quartiere, amici, vicini, anche sconosciuti ieri hanno affollato in centinaia le chiese di San Martino in Niguarda e quella di Pentecoste a Quarto Oggiaro per dare l'ultimo saluto a uomini le cui qualità umane rendono ancora più ardua l'accettazione della loro scomparsa.
Tuttavia quando il dolore è così forte e improvviso, diventa impossibile da sopportare e non è raro che si trasformi in rabbia cieca. Ieri pomeriggio, al termine del funerale del più giovane delle tre vittime - Daniele Carella, il ragazzo di 21 anni di Quarto Oggiaro ucciso da Kabobo mentre aiutava il padre a distribuire i giornali - alcune donne della zona, una delle più difficili e «ferite» della città, si sono fatte sentire con il sindaco Giuliano Pisapia che stava raggiungendo la sua auto per andarsene. «Vergogna, vergogna!» hanno gridato a lungo le signore contro il primo cittadino. E a poco sono valse le urla degli amici del giovane che tentavano di tenere a freno le contestatrici intimando loro di rispettare «il silenzio del dolore».
Dinnanzi a quelle proteste Pisapia, che la mattina aveva presenziato anche ai funerali di Alessandro Carolé a Niguarda, non ha detto nulla e si è allontanato in fretta dalla chiesa. A quel punto è stato raggiunto da uno dei migliori amici di Daniele, che in un certo senso ha cercato di chiedergli scusa per le urla. «Sindaco parla la rabbia», gli ha detto, e Pisapia fermandosi gli ha risposto: «Io ci sono e sto con voi».
Del resto il Comune di Milano, che ieri, per i funerali di Alessandro Carolè, 40 anni e del 64enne Ermanno Masini (quest'ultimo svoltosi a Niguarda contemporaneamente a quello di Carella a Quarto Oggiaro, ndr), ha dichiarato una giornata di lutto cittadino, in un certo senso ha sfidato il clima di tensione già preannunciato.

Le esequie, infatti, per volere delle famiglie - che hanno preferito tre cerimonie differenti a un unico funerale come «consigliato» da Palazzo Marino - erano private. La presenza delle autorità, insomma, non era prevista.

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