Il Gay Pride, Arisa e il governo: bufera a sinistra

Tra gpa, Gay Pride e censura, il mondo Lgbt è in subbuglio. Per la rubrica Il bianco e il nero ecco le opinioni di Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay, e Aurelio Mancuso, ex presidente nazionale dell'Arcigay

Il Gay Pride, Arisa e il governo: bufera a sinistra

Tra gpa, Gay Pride e censura, il mondo Lgbt è in subbuglio. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo sentito le opinioni di Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay LBGT+ , Solidale, Ambientalista, liberale e di Aurelio Mancuso, ex presidente nazionale dell'Arcigay.

La Regione Lazio ha tolto il patrocinio per il Gay Pride di Roma dopo la comparsa di un documento in cui si sponsorizzava la gpa. Il presidente Rocca ha poi proposto una mediazione, respinta dagli organizzatori. Lei cosa pensa di questa vicenda?

Marrazzo: “Aderire a un pride significa aderire a un documento politico. Gli unici che possono dire che i documenti politici dei Pride rispecchiano appieno quello che sono i programmi del proprio partito è il partito che per i diritti LGBT che, con il Movimento 5 stelle, alle scorse Politiche, ha dato una gestione piena a queste istanze. Nessun altro partito lo ha fatto. Molti aderiscono ma non sempre sostengono tutte le tematiche. Basti pensare al fatto che, nella passata legislatura, nessuno è stato in grado di far approvare una legge contro l'omofobia oppure un qualsiasi riconoscimento per i bambini delle famiglie arcobaleno. Ancora oggi abbiamo sindaci, anche del centrosinistra, che non riconoscono i certificati delle coppie di due uomini che hanno un figlio. Ma non solo. La Regione Emilia Romagna, a guida Pd, nel 2019 con Bonaccini presidente, ha fatto una norma che discrimina le coppie dei genitori omosessuali che hanno un bambino, un qualcosa che non esiste da nessun’altra parte. Se il nuovo Pd volesse dare dare un segno di discontinuità dovrebbe far abolire questa norma in Emilia Romagna”.

Mancuso: “Penso che Rocca avrebbe dovuto anzitutto leggere il documento prima di leggere il patrocinio. È molto maldestro ritirare l’adesione della Regione e che, però, è chiaro che sulla gpa la Regione possa avere un pensiero differente rispetto agli organizzatori del Pride”.

Lei è favorevole alla gpa? Ed eventualmente come viene percepita la sua posizione dentro il mondo Lgbt?

Marrazzo: “Personalmente sono contrario all’utero in affitto, ossia a quei casi in cui c’è un reale sfruttamento della donna come in India e in Russia. Sono, però, aperto a quel che riguarda, invece, il caso della gestazione per altri co-parentale oppure alla gpa altruistica come in Canada dove le madri surrogate sono solo le donne che hanno un reddito molto elevato. Anche la posizione del movimento Lgbt è variegata, però, sul riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali siamo tutti compatti nel sostenere che a questi bambini, una volta nati, devono essere dati tutti i diritti. Siamo contrari alla legge sull’utero in affitto come reato universale perché discriminatoria”.

Mancuso: “Da tempo sono contrario alla maternità surrogata. Le mie posizioni sono chiare e pubbliche da molti anni. Le associazioni Lgbt e i loro leader, naturalmente, sono contrarie alla mia posizione che criticano pubblicamente. Il discorso è diverso per molte lesbiche e molti gay che, invece, sono d’accordo con me. Non vengo ostracizzato dalle persone, ma dal movimento Lgbt sì. Ci tengo, però, a chiarire che non faccio più parte del movimento Lgbt da tanti anni. Ho avuto molti incarichi all’interno della comunità Lgbt, ma non ho rapporti col movimento da 13-14 anni”.

Arisa, storica sostenitrice dei diritti LGBT, è stata invitata a non presentarsi alla manifestazione di quest'anno dopo le sue parole sulla Meloni. Lei cosa ne pensa? Non crede sia un atto di censura eccessivo?

Marrazzo: “Noi siamo un partito ambientalista, solidale e liberale e, in quanto liberali, crediamo che debba essere tutelata la libertà d’espressione di tutti. Personalmente penso che Arisa ha espresso il suo pensiero con un po’ di ingenuità perché, purtroppo, non è vero che questo governo non conosce le tematiche. Le conosce, ma ha scelto in modo ideologico di non rappresentarle. Arisa si augura che questo governo possa cambiare, ma non conosce profondamente i valori che vuole rappresentare. Farebbe piacere a tutti se domani il governo cambiasse passo, ma credo che questo non sia possibile perciò noi ci stiamo battendo per il referendum sul matrimonio egualitario che aprirebbe anche all’adozione dei figli per le coppie Lgbt”.

Mancuso: “Credo che Arisa, con le sue dichiarazioni, continui a sbagliare collegando temi che non c’entrano l’uno con l’altro e che, forse, avrebbe dovuto farsi consigliare meglio anche perché lei ha sempre sostenuto la comunità Lgbt. Dopodiché il fatto che le si dica di non andare al Gay Pride lo trovo un atto molto stupido e criticabile. Prima si chiede di non essere censurati e, poi, si censurano le altre persone. Non tutti possono pensarla come il movimento Lgbt. Ma non solo. La maggioranza delle persone che partecipano ai Pride non conoscono i contenuti dei documenti stilati dagli organizzatori. Sarebbe bene essere rispettosi del fatto che i Pride sono di chi vi partecipa e io credo che Arisa vi avrebbe dovuto partecipare”.

L'anno scorso, invece, gli agenti di polizia non furono esattamente i benvenuti al gay pride di Bologna. Perché il sostegno al mondo LGBT deve essere precluso a determinate categorie di persone?

Marrazzo: “Come ho detto anche l’anno scorso, penso che la scelta di non far sfilare le forze dell’ordine sia stata sbagliata perché tra di loro ci sono molte persone che quotidianamente lavorano per i diritti per le donne, per il mondo Lgbt, ma anche contro il razzismo. Poi ci sono persone che sbagliano e, come partito, non abbiamo dubbi nel condannare il divieto alle forze dell’ordine Lgbt di presentarsi al Gay Pride di Bologna. Allo stesso tempo, siamo stati tra i primi a condannare gli agenti che a Milano hanno picchiato ingiustamente la ragazza trans e il migrante picchiato a Livorno dai carabinieri. Detto questo, chi decide di venire al Pride fa un grande sforzo perché essere Lgbt dentro l’esercito o le forze dell’ordine ancora oggi non è semplice in Italia. Chi decide di sfilare al nostro fianco va aiutato e incoraggiato”.

Mancuso: “In tutto il mondo, nei Pride, sfilano pompieri, guardie dell’esercito o dei vigili del fuoco e dei poliziotti. Solo in questo Paese dove dominano alcune frange molto estreme non si vogliono far sfilare i gay e le lesbiche in divisa. È un’altra discriminazione anche perché le persone in divisa hanno lottato molto di più di altri per ottenere i riconoscimenti dei propri diritti all’interno dei propri corpi d’appartenenza. È una discriminazione che non ha alcun senso”.

Sempre lo scorso anno a Cremona si è tenuto l'ennesimo atto di blasfemia con la rappresentazione di una Madonna in versione sadomaso. Perché le manifestazioni LGBT hanno spesso un carattere così marcatamente blasfemo e anticlericale?

Marrazzo: “Non mi risulta che vi siano organizzazioni che abbiamo dato vita a eventi blasfemi o contro le religioni. Gli atti blasfemi che ci sono stati sono stati compiuti da singole persone come avviene negli stadi dove vengono affissi degli striscioni razzisti. Così come quell’azione non può essere addossata a un intero stadio e a tutti i tifosi queste azioni non possono essere addossate all’intera comunità Lgbt. È diverso, invece, criticare le religioni che fanno azioni o dichiarazioni contro le persone lesbiche, gay e trans perché la libertà d’espressione ci deve essere consentita. Infine, molte persone Lgbt fanno parte di varie confessioni religiose e devono essere riconosciuti anche da quelle religioni che, finora, non le riconoscono”.

Mancuso: “Non si tratta di ‘manifestazioni Lgbt’ in genere, ma di qualcuno che sfila all’interno dei Pride e che esprime queste posizioni che non sono le posizioni della maggioranza delle persone gay e lesbiche di questo Paese. Credo che ci sia un fondato malanimo rispetto alla Chiesa per tutto ciò che ha rappresentato negli ultimi secoli in cui è stata avversaria delle persone Lgbt.

Oggi, però, siamo nel 2023 e moltissimo è cambiato. Moltissime persone gay e lesbiche sono credenti e che hanno gli stessi diritti dei non credenti. Se si chiede il rispetto per sé stessi, allora si deve anche dare il rispetto al prossimo”.

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