Forse avevano ragione i giornalisti di una volta, che certi fatti della cronaca pudicamente soffocavano sul nascere, dentro le redazioni, evitando di riversare atrocità nelle case delle gente comune. Non è più così e tutto sommato è giusto così: anche con i contorni più cupi e più brutali, sono tutti fatti della vita.
E allora facciamoci forza, perché ne serve molta. La scena finale di questo dramma si presenta talmente orrenda da rasentare l'impronunciabile: una ragazza di ventisei anni suicida, lì a fianco diari, foto, video, tutta la paccottiglia della sua esperienza allucinante, sullo sfondo una suora di cinquantadue anni, l'aguzzina, che viene avviata dalla polizia verso una casa di cura psichiatrica. Non c'è niente da salvare: persino la giustizia, purtroppo, non può ristabilire niente e risarcire nessuno, perché tutto è miseramente compiuto.
Erano molto amiche, all'inizio. In questo inizio, diversi anni fa, 1997, la suora svolge attività in un oratorio di Busto Arsizio. È qui che conosce una ragazzina timida e introversa, poco più di una bambina, undici anni appena. La religiosa appare alla piccola una figura salda, che dà sicurezza e che invita alla confidenza. Raccontano ora i freddi verbali di polizia: «L'incontro assume presto connotazioni sessuali, sino a trasmodare nel tempo in veri e propri atti persecutori, con crescenti violenze».
Bisogna attenersi strettamente agli atti dell'inchiesta, perché l'intera storia è logicamente, doverosamente, molto protetta. Poco si sa dell'ambiente familiare in cui la ragazzina cresce, poco si sa della carriera religiosa che nel frattempo la suora conduce. È noto però che la sua torbida influenza sulla bambina si protrae per diverso tempo, segnandone la crescita e compromettendo irrimediabilmente lo sviluppo di una già complessa adolescenza.
È soltanto un anno fa, nel giugno 2011, che l'abominevole rapporto di schiavitù, con tutto il suo carico di angherie e di umiliazioni, esplode nel modo più triste. La bambina di allora, per anni schiava della suora a cui s'era affidata, ora ragazza molto attiva in parrocchia, non riesce più a sopportare il peso. Riportano i verbali: «In preda a una profonda crisi morale e psicologica, si toglie la vita all'età di ventisei anni».
Nessuno riesce a immaginare, nei momenti confusi e lugubri che seguono il suicidio, un motivo capace di spiegare tanto dolore, tanta prostrazione, tanto sfinimento. Ma la ragazza, prima di andarsene una volta per tutte, lontano il più possibile dal suo calvario, lascia in eredità la copiosa e dettagliata documentazione dei suoi anni neri, diari lettere foto video di questa vita rubata e offesa, vero e proprio film degli orrori che grida vergogna e pretende giustizia.
Non sono indagini complesse: sono indagini pesanti. Gli inquirenti di Busto Arsizio si muovono con il massimo della cautela. La suora, che ultimamente dirige un centro di formazione professionale nel Milanese, secondo i periti «è affetta da disturbo borderline della personalità, che incide parzialmente sulla capacità di volere, comunque risulta socialmente pericolosa». È quanto basta per chiudere il cerchio: un anno dopo quel suicidio misterioso, la suora truce viene avviata ad un istituto di cura, sotto stretto controllo, almeno per un certo tempo. A seguire, il processo per abusi sessuali, violenze e atti persecutori.
Di fronte all'immensità del crimine, la tentazione di una giustizia altrettanto feroce è istintiva. Quando il criminale è un servo di Dio, il crimine è enormemente più grave.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.