Sulla festa dell’Unità sventola bandiera rosa: così il Pd si è ridotto a usare Barbie

Il partito degli operai e degli ultimi non esiste più: con Elly Schlein il Pd è diventato il partito di Barbie con tanto di Bar-B alla festa dell'Unità

Sulla festa dell’Unità sventola bandiera rosa: così il Pd si è ridotto a usare Barbie
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Avanti popolo, alla riscossa, bandiera ros...a. Nessun refuso, quella "s" che trasforma il rosso in rosa sembra la nuova bandiera politica del Partito democratico in totale crisi di consensi e di idee, che ora ha assunto il film di Barbie come proprio manifesto politico. Lo si è visto alla festa dell'Unità di Reggio Emilia, una di quelle più dure, più resilienti nella loro connotazione comunista, ormai del tutto snaturata dal nuovo corso di un Partito democratico che nella smania di recuperare qualche punto percentuale facendo leva sul fenomeno di costume del momento, perde, forse per sempre, la sua identità.

Reggio Emilia è sempre stata una roccaforte rossa, uno dei quei luoghi dove il comunismo italiano ha avuto maggior presa. La classe operaia emiliana ha tenuto alta per anni la bandiera rossa e il pugno chiuso, le vecchie generazioni ancora ora sono legate alla falce e al martello, ma con la loro scomparsa sparirà anche l'ultima vera politica di sinistra. L'avvento di Elly Schlein non ha fatto altro che accelerare questo processo di idealizzazione, facendo per sempre ammainare la bandiera rossa della festa dell'Unità in nome di una bandiera rosa che strizzi l'occhio ai vari movimenti gender, fluidi, femministi integralisti e quant'altro. Tutte tematiche di sicuro interesse per la classe operaia. O almeno lo crede Schlein.

"Il film ha fatto riflettere molto sulle difficoltà delle donne nell’affrontare il mondo attuale, seppur in luogo utopico. Ci sembrava giusto lanciare questo messaggio con un bar dedicato", spiega Laura Ardini, segretario dei Giovani democratici di Reggio Emilia. Il Bar-B, così com'è stato chiamato questo angolo che nemmeno nei peggiori incubi degli iscritti al vero Pd si sarebbe mai materializzato, pretende di politicizzare un film nato con l'unico scopo di salvare l'azienda che produce la bambola più famosa del mondo, quella stessa bambola che per anni è stata additata dalla sinistra come peggior esempio del patriarcato.

All'improvviso cambia tutto, non solo diventa un simbolo di lotta femminista grazie a una mega produzione cinematografica che cavalca la moda del momento per vendere più bambole, ma addirittura diventa un modello per un partito politico, che nonostante pretende di essere preso sul

serio quando dice di voler portare avanti la lotta operaia e di voler supportare i poveri. Magari il prossimo passo sarà quello di regalare una bambola bionda in ogni gazebo per favorire le iscrizioni, sempre più rare, al Pd.

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