"Tasse? Troppo alte in Italia" "Sì, ma la frase di Meloni è infelice..."

Il tema delle tasse torna a dividere il mondo politico. Ecco le opinioni degli economisti Mario Baldassarri e Giulio Sapelli

"Tasse? Troppo alte in Italia" "Sì, ma la frase di Meloni è infelice..."

Il tema delle tasse torna a dividere il mondo politico. Per la rubrica 'Il bianco e il nero' abbiamo raccolto le opinioni degli economisti Mario Baldassarri e Giulio Sapelli.

La sinistra ha attaccato la Meloni per la sua frase "pizzo di Stato". Lei cosa ne pensa?

Baldassarri: "In Italia la pressione fiscale è tra le più alte d’Europa e del Mondo. Il problema è aggravato dalla presenza di una ampia e diffusa fascia di evasione fiscale e pertanto chi paga le tasse fino in fondo sono supertartassati. A fronte di questa elevata pressione fiscale c’è una spesa pubblica ancora più elevata ma un quantità e qualità di servizi troppo spesso scadente o servizi irrangiungibili (vedi file di attesa). Spesso si è parlato di tasse alla svedese e servizi alla ugandese. E’ un eccesso evidentemente ma la percezione di molti cittadini trova numerosi riscontri quotidiani".

Sapelli: “La frase era assolutamente infelice, però, raccoglieva la protesta di molti piccoli imprenditori e artigiani che, come disse una volta Stefano Fassina, evadono per sopravvivere perché il carico fiscale è troppo elevato. Detto questo, non bisogna ricamarci molto sopra questa frase anche perché non credo che abbia un atteggiamento eversivo. È stata solo una battuta infelice”.

Anche il ministro Nordio è stato criticato per aver detto che, in Italia, la burocrazia è tale che evadere le tasse è inevitabile. Secondo lei, questo è un ragionamento corretto?

Baldassarri: "Alla elevata pressione fiscale si aggiunge una giungla di regolamenti, procedure e leggi che cambiano e si sovrappongono e costringono cittadini ed imprese ad una serie di adempimenti costosi soprattutto in termini di giornate e giornate perse per tali procedure ed adempimenti. Evadere le tasse non è inevitabile ma avere un sistema che di fatto, con alte aliquote e farraginose procedure, diventa quasi insormontabile rappresenta il più potente incentivo all’evasione".

Sapelli: “Ho una stima enorme riguardo al ministro Nordio, ma anche in questo caso esprime un senso comune legittimo, ma era meglio non fare certe dichiarazioni e non ricamerei ulteriormente”.

La ricetta economica della sinistra fatta di patrimoniale, salario minimo e reddito di cittadinanza, quali e quanti effetti positivi o negativi potrebbe produrre?

Baldassarri: "In Italia la Patrimoniale c’è già (IMU, imposta sui depositi bancari ecc). Il problema è che oggi le tasse gravano molto di più su lavoratori ed imprese e molto meno sulle rendite finanziarie che spesso hanno tassazione separata ed agevolata. Il salario minimo in Italia c’è già…per tutti i lavoratori coperti da Contratto Collettivo Nazionale firmato dai grandi sindacati. Questo salario contrattuale è ben al di sopra delle proposte di salario minimo avanzate. C’è però una pletora di contratti cosiddetti pirata firmati da sindacati evanescenti. Si tratta quindi di far rispettare i contratti collettivi nazionali, non riconoscere contratti firmati da sindacati non rappresentativi di nulla e concordare con le parti sociali un salario minimo che entri direttamente nei contratti collettivi. Fissare per legge un salario minimo rischia di spingere molti a uscire dal contratto collettivo nazionale e pagare…soltanto il salario minimo fissato per legge. Il rischio vero è un pericolo di riduzione dei salari di fatto".

Sapelli: “Questa sinistra è pur sempre l’erede dei Bersani e dei Letta che hanno distrutto l’economia italiana con le lenzuolate. Penso che la neo-patrimoniale sia il modo per far fuggire gli investimenti stranieri dall’Italia e che si debba fare una riforma economica graduale e che la sinistra non abbia alcuna consapevolezza dei problemi dell’economia italiana, in gran parte determinata dai governi dell’Ulivo e dalla triade Prodi-Bersani-Letta, i veri cavalieri dell’Apocalisse. Devono fare una profonda autocritica”.

Complessivamente, poi, la pressione fiscale è ancora così elevata da giustificare la cosiddetta "evasione di necessità"?

Baldassarri: "L’evasione non può essere accettata anche se…di necessità. Il problema è abbassare la pressione fiscale, soprattutto sulle piccole imprese e sulle attività artigianali e professionali per poi essere rigidi nella applicazione del nuovo sistema fiscale".

Sapelli: “L’evasione fiscale non mi pare giustificata dal punto di vista della legalità e della coscienza morale. Certo è che l’evasione fiscale e l’immensa complicazione burocratica che contraddistingue la filosofia dell’agenzia delle Entrate è tale da provocare un sentimento di massa quale quello che lei ha evocato”.

In definitiva, come si dovrebbe contrastare l'evasione fiscale?

Baldassarri: "Occorre una strategia a tenaglia. Da un lato l’abbassamento della pressione fiscale e la riduzione della giungla di norme, di procedure e di adempimenti. Dall’altro un sistema di controlli incrociati di banche dati che vada a stanare i veri evasori che non dichiarano redditi o ne dichiarano di molto bassi ma hanno un tenore di vita alto e sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Non si può continuare ad accettare la favola di avere un alto tenore di vita perché si è riusciti a sposare la moglie ricca o viceversa".

Sapelli: “Con il principio di contro-prestazione. Se il cittadino si trovasse i servizi sociali giusti, equi, progressivi e redistributivi che giustifichino l’imposizione fiscale il problema non porrebbe”.

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