Terroristi tra i migranti, la verità sulle espulsioni

In questa puntata parliamo del sistema delle espulsioni che, di fatto, servono a poco con questo ordinamento. Ci facciamo aiutare dal segretario generale del sindacato di Polizia FSP che ci spiega come funziona

Terroristi tra i migranti, la verità sulle espulsioni
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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Fausto Biloslavo ci ha raccontato sulle colonne de IlGiornale tutti gli spostamenti di Abdessalem Lassoued, il terrorista sbarcato a Lampedusa che, in nome di Allah, lunedì sera ha sparato e ucciso due svedesi per le strade di Bruxelles. Leggo e mi sorprendo. Leggo e resto basito. Leggo e mi domando: ma com’è possibile che fosse ancora tra di noi? Credo ve lo stiate domandando anche voi, assidui ascoltatori di questo podcast.

“Prima fugge dal carcere in Tunisia per sbarcare come innocuo migrante con il barcone in Italia. Poi viene aperto un procedimento a Bologna per radicalismo islamico, che finisce in nulla. Alla fine doveva essere espulso ma un magistrato di Bologna annulla il provvedimento di rigetto della richiesta d'asilo. La polizia italiana, però, segnala a tutta Europa che è un sospetto jihadista pronto a partire per i campi di battaglia dell'Isis in Medio Oriente. Si sposta fra Svezia e Belgio…” racconta Biloslavo.

Più volte segnalato, con più di un foglio di via in tasca e lui, un terrorista, era ancora libero di circolare in Europa. A casa nostra. Ma com’è possibile? Ancora non mi capacito. Non siamo in grado di difenderci, di prevenire. Sembra evidente. “La polizia italiana segnala a tutta Europa che è un sospetto jihadista” e nessuno si è mosso per fermarlo, metterlo in carcere e rimpatriarlo. Ma non a parole e con un semplice foglio di carta.

*ASCOLTA IL PODCAST E LA TESTIMONIANZA DI UN AGENTE DI POLIZIA DI FRONTIERA*

Il problema è nelle procedure, è evidente. Non funzionano. Sì, perché quando si parla di espulsione non significa che la polizia prende l’immigrato, lo carica su un aereo, e lo riporta da dove è arrivato. No, l’espulsione (tenetevi forte) viene notificata a mano senza nessun accompagnamento coatto alla frontiera. Tantomeno al Paese di origine. L’immigrato dovrebbe andarsene in autonomia. Sì, perché allo straniero viene intimato di “autoespellersi”, cioè a lasciare il territorio italiano entro un determinato periodo di tempo (che solitamente varia dai 5 ai 15 giorni). Abbiamo chiesto conferma per esserne sicuri ad Edoardo Alessio, segretario generale della provincia di Trieste del FSP Polizia, le sue parole sono sorprendenti.

Come possiamo pensare che il destinatario di un avviso di espulsione prenda le sue quattro cose e, dopo aver affrontato il deserto e il mare, ritorni da dove è venuto in autonomia? È evidente che non lo farà mai. Così in totale libertà se ne infischia e continuerà a spostarsi illegalmente in Europa. Proprio come Abdessalem Lassoued che da Lampedusa si è sposato a Torino e Bologna e poi in Svezia, Norvegia e Belgio. Fino a lunedì. Fino a quando ha deciso di uccidere per la causa dei musulmani. Questa è una guerra e dobbiamo difenderci. Ad ogni costo. E lasciarli liberi e indisturbati non è la soluzione.

Cattura, detenzione ed espulsione immediata. Al diavolo gli accordi bilaterali, qui si tratta di sopravvivenza. Della nostra cultura, dell’Occidente. E forse, proprio a causa della nostra civiltà, che ci contraddistingue da loro, dagli arabi, siamo a rischio.

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