Ci voleva Matteo Renzi per far tornare l'incubo del comunismo. Nel Pd, però. Almeno è questa l'idea, o meglio la paura, che Rosy Bindi ha denunciato durante il dibattito di Omnibus su La7. Dopo la bagarre che il sindaco di Firenze ha scatenato in seno al Partito Democratico, il presidente del Pd ha lanciato un grido d'allarme ai suoi: "Sono d’accordo con le primarie, ma con questa competizione si sta rischiando una divaricazione artificiosa che può mettere in difficoltà, o quanto meno rischia di non rafforzare l’identità pluralista del Pd".
Nel caso il messaggio non fosse chiaro, la Bindi ha spiegato meglio il suo timore: "In questa vicenda delle primarie si rischia di indebolire il Partito democratico o addirittura di snaturarlo perché siamo entrati in una competizione nella quale si stanno estremizzando le posizioni e dove inevitabilmente Bersani sta
assumendo una certa configurazione rispetto a un competitore come Renzi. Insomma c’è troppo rosso".
Insomma, alla Bindi questo spostamento verso sinistra non piace proprio. "Non è un fatto cromatico, né un fatto di dettagli, ma io penso che un po' di più di tricolore e di variazione cromatica renderebbe meglio l’idea che questa battaglia la stiamo facendo come Partito democratico. Temo invece che ci sia un rafforzamento di quell’identità dell’originario partito della sinistra italiana Pc-Pds-Ds", ha aggiunto il presidente Pd.
Naturalmente, il colpevole di questa virata sinistrorsa è il rottamatore e, indirettamente, Silvio Berlusconi. "Renzi non rappresenta una minoranza, ma dà voce a quella maggioranza silenziosa del paese che Berlusconi ha avuto la stragande capacità di forgiare". L'ossessione del Pd nei confronti del Cav è sempre presente. Ogni qual volta nasca una bagarre o si profili una sconfitta, il Pd riesce a vedervi una responsabilità - diretta, di riflesso o in via accidentale - dell'ex premier. Per la Bindi, "la grande opera berlusconiana è che ci ha reso tutti uguali a lui, per cui siamo tutti corresponsabili del disastro del paese ed è questa la maggioranza degli italiani che Renzi sta interpretando".
Sulla questione del ricambio generazionale, cavallo di battaglia del sindaco fiorentino, la Bindi ha replicato così: "Credo che il ricambio generazionale ci voglia in questo paese, ma io non mi accontento del rispetto come Bersani, perché il rispetto si dà all’anziano che va in casa di riposo". I malpensanti potrebbero dedurre che la Bindi oltre al rispetto vuole la poltrona. Ma al di là delle deduzioni e delle dietrologie, quello che conta è che le primarie hanno letteralmente spaccato il partito di Bersani.
"Le primarie non giustificano l’imbarbarimento delle relazioni all’interno del partito. Anche oggi il candidato Renzi ha riservato a due autorevoli esponenti del nostro partito il solito inaccettabile trattamento.
Mi chiedo per quanto tempo ancora dovremo sopportare questo Stil Novo e contribuire alla demagogia e al populismo imperanti nel nostro paese" , ha tuonato il vicepresidente della Camera, riferendosi alle frecciate lanciate da Renzi a Veltroni e a Bersani. Insomma, la lotta fratricida nel Pd è appena cominciata...
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