Trattativa Stato-mafia, Napolitano non deporrà sulle intercettatazioni

La Corte di Assise di Palermo rigetta la richiesta presentata da Salvatore Borsellino e da Sonia Alfano

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al telefono
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al telefono

Nel caso in cui venisse citato a deporre nel processo sulla trattativa Stato-mafia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non potrebbe comunque rispondere sul contenuto delle sue conversazioni telefoniche con l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino. Nel corso delle operazioni preliminari all’inizio del processo, fissato per lunedì prossimo, il presidente della Corte d’Assise di Palermo Alfredo Montalto ha risposto ai legali Salvatore Borsellino e Sonia Alfano precisando che non si potranno porre al capo dello Stato domande sulle telefonate con Mancino intercettate dalla procura di Palermo. A impedisce la decisione della Corte costituzionale che ne ha ordinato la distruzione.

Sull’intercettazione delle telefonate con l'ex titolare del Viminale, il Quirinale aveva solleviato conflitto di attribuzione davanti alla Consulta. La Corte costituzionale aveva ritenuto che i file audio andassero distrutti senza contradditorio delle parti, per tutelare la riservatezza delle comunicazioni del capo dello Stato. L’unico ad ascoltare i nastri era stato il capo della procura di Palermo, Francesco Messineo, che ne aveva valutato il contenuto comunque non rilevante ai fini dell’inchiesta sulla trattativa. La procura intercettava Mancino, che è tra gli imputati del processo, e questi aveva chiamato il Quirinale. Napolitano è tra i 176 testi dei quali la Procura ha chiesto la citazione in una liste ritenuta preliminarmente ammissibile dal presidente della Corte d’Assise, ma sulla quale comunque i giudici dovranno pronunciarsi in udienza, per stabilire chi e quando convococare come testimone. Nella lista figurano, tra gli altri, l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e gli ex presidenti del Conssiglio Arnaldo Forlani, Ciriaco De Mita e Giuliano Amato. Nel suo vaglio preliminare rispetto all’inizio del processo, il presidente della Corte d’assise di Palermo, Alfredo Montalto, cita espressamente la sentenza della Corte costituzionale, che ha imposto la distruzione dei supporti informatici contenenti le telefonate tra Mancino e Napolitano. L’audizione di Napolitano su questi temi era stata chiesta da una delle parti civili.

Sugli argomenti su cui invece la Procura ha chiesto la citazione del Capo dello Stato il vaglio di ammissibilità (che non significa comunque effettiva ammissione, su cui deciderà la Corte e non solo il presidente) è stato superato e l’audizione può per questo considerarsi "legittima".

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