"Salvatore Biondino mi disse che per quanto riguarda il progetto di uccidere Giulio Andreotti e il figlio, si stavano interessando i fratelli Graviano a Roma. C’era qualche problema perchè gli venne rinforzata la scorta. Ma l’omicidio si sarebbe fatto". Rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo nell’udienza del processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, il pentito Francesco Onorato ha svelato i piani di Cosa nostra parlando del fallito attentato contro il giudice Giovanni Falcone all’Addaura. Citando sempre Salvatore Biondino il collaboratore di giustizia ha affermato: "Mi disse che eravamo stati noi a mettere in giro la voce che era stato Falcone stesso a mettersi la bomba. Dovevamo far diventare Falcone come un bugiardo, un uomo di poco conto. Mi disse anche che questa era una pressione fatta dai politici". Insomma, un processo non privo certo di colpi di scena. Tanto che sembrerebbe andata persa la lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La Corte d'Assise di Palermo, che sta celebrando il processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, ha fatto sapere di non avere ancora ricevuto la lettera con cui il capo dello Stato, citato come teste dai pm, manifestava la sua disponibilità a deporre. "La corte si riserva - ha detto il presidente del collegio -allorché perverrà, di esaminarla e, ove il contenuto fosse rilevante per il processo, di metterla a disposizione delle parti per eventuali valutazioni e determinazioni". Ma dal Quirinale fanno sapere che la lettera di Napolitano alla Corte d'Assise di Palermo è partita dal Colle giovedì scorso intorno alle 18.30. "La lettera è stata spedita tramite Poste ed indirizzata direttamente al presidente della sezione della Corte d'Assise", precisano fonti vicine al Quirinale.
"I politici a Riina prima gli hanno fatto fare le cose, poi l’hanno mollato". È la tesi di Onorato secondo il quale Bettino Craxi e Giulio Andreotti avrebbero fatto ammazzare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa perché "si sentivano il fiato addosso". "Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza i politici si sono andati a nascondere. Per questo Riina ha ragione ad accusare lo Stato", ha continuato il pentito spiegando che, proprio per questo comportamento, Riina era arrabbiato. "Avrebbe ucciso tutti i politici...". Onorato ha, quindi parlato di una vera e propria lista con personaggi delle istituzioni che, dopo il maxiprocesso, Riina avrebbe voluto eliminare. "C’erano Vizzini e Mannino, di cui prima in Cosa nostra si parlava bene, i cugini Salvo, Salvo Lima - ha proseguito - Per Vizzini avevamo cominciato i pedinamenti". Secondo la ricostruzione fatta dal collaboratore di giustizia, lo Stato avrebbe quindi manovrato Cosa nostra: "Lui sta pagando il conto, lo Stato no. Tra Cosa nostra e i politici c’è stata sempre connivenza". Onorato ha, poi, parlato dell’attentato (poi fallito) a Falcone all’Addaura: "Abbiamo messo in giro la voce che la bomba se l’era messa lui per indebolirlo, per farlo passare per bugiardo".
Salvatore Biondino gli avrebbe detto che si trattava di "una pressione fatta dai politici per fare passare Falcone per uno di poco conto". Il collaboratore ha anche raccontato in dettaglio l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso il 12 marzo del 1992, per il quale è stato condannato con sentenza definitiva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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