A Treviso è finita l'era Gentilini

Lo "sceriffo" di Treviso si ferma al 44,18%. La vittoria va al renziano Manildo (55,82%). Salvini: "Ogni tanto una batosta può far bene"

A Treviso è finita l'era Gentilini

"È finita l’era Gentilini, è finita l’era della Lega e del Pdl. Stop. Adesso Gentilini scompare dalla scena amministrativa e politica". E' lui stesso, lo "sceriffo" di Treviso, a dirlo a poche sezioni dalla fine dello spoglio. Esce sconfitto dalla corsa a sindaco della città dove la Lega ha governato negli ultimi 19 anni. Per l'84enne Giancarlo Gentilini due mandati da sindaco, iniziati nel dicembre del ’94, e due da vicesindaco dietro a Gian Paolo Gobbo, ex segretario nazionale del Carroccio. Il Comune va al centrosinistra: sarà guidato dal Pd Giovanni Manildo, avvocato di estrazione cattolica, 44 anni, "renziano". Ha preso il 55,82% dei voti contro il 44,18% di Gentilini.

Gentilini: lasciato solo da Lega e Pdl

Per lo "sceriffo" la sconfitta è legata al fatto che è mancato il supporto della Lega e del Pdl: "Io i miei voti me li sono presi. Mi sono mancate le stampelle. Mi hanno buttato nel fango della sinistra". Poi le sue parole si fanno più amare: anche la Lega "in generale è finita. Abbiamo perso dappertutto. Bisogna sapere che l’orda barbara della sinistra non si ferma mai".

Lo sceriffo di Treviso

Eletto per la prima volta sindaco nel dicembre 1994, ben presto Gentilini si fece conoscere per le iniziative improntate sulla tolleranza zero, in particolare nei confronti degli zingari e degli extracomunitari. Amava farsi descrivere come un duro e ha giocato lui stesso sull'appellativo: "Io faccio lo sceriffo proprio come al cinema". Alcune sue iniziative destarono grande scalpore: come quando tolse le panchine dai giardinetti davanti alla stazione, o proibì buona parte del centro storico ai cani. Accusato, spesso, di aver rilasciato dichiarazioni razziste e xenofobe, Gentilini amava alimentare quello che, ormai, era diventato un vero e proprio personaggio "scomodo". Duro, a volte anche oltre i limiti, ma sempre dalla parte dei suoi cittadini. Che lo amavano e lo rispettavano. Tra le consuetudini che lo avevano reso molto popolare c'era quella di passeggiare per la città e di interagire con la gente, annotandone i problemi su un taccuino.

Salvini: ogni tanto una batosta può far bene

"Ogni tanto una batosta può far bene - dice il vice segretario federale della Lega Nord , Matteo Salvini -. A Brescia e Treviso abbiamo sbattuto la faccia contro il muro".

Nella sala stampa di via Bellerio, sede del Carroccio, Salvini si dice però ottimista per il futuro: "Sono convinto che i voti alla Lega torneranno. Abbiamo 200 sindaci e tre governatori al Nord - ha affermato - dobbiamo cominciare a disubbidire, perché con le buone maniere abbiamo ottenuto troppo poco".

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