Gad Lerner a gamba tesa su Trump dopo l'attentato: "Anche Hitler..."

Il giornalista cavalca la retorica anti-tycoon: "In passato hanno sparato anche a Hitler. Questo non ha fatto di lui un eroe..."

screen da In Onda  / La7
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Il proiettile che ha ferito di striscio l’orecchio di Donald Trump riporta in Italia la polarizzazione politica d’oltre oceano. Dopo il fallito attentato di Butler County, in Pennsylvania, i talk show nostrani, come in un gioco di specchi, si trasformano nei più classici dei programmi televisivi statunitensi. Il risultato è presto detto. La normale dialettica giornalistica fa spazio al nuovo ring mediatico: trumpiani di ferro da un lato, anti-tycoon dall’altro. Con l’esito ancora più paradossale di un’assenza totale di razionalità e, di conseguenza, un aumento netto delle cadute di stile.

Il primo a cadere in questa trappola ideologica è Gad Lerner, firma del Fatto Quotidiano ed eterno detrattore di The Donald. Incalzato da Marianna Aprile e Luca Telese a In Onda, su La7, Lerner si lascia andare - più o meno volontariamente – nel solito comizio anti-Trump colmo di livore ideologico e privo di solide basi storiche. Commentando il fallito attentato ai danni dell'ex presidente americano, la penna del giornale diretto da Marco Travaglio la spara grossa. "Sono colpito dalla reazione del tycoon – esordisce il giornalista - e sono consolato dal tweet in cui parla con calma di unire gli americani". Il riferimento è al messaggio pubblicato da Trump sui social subito dopo il terribile l'episodio.

E poi rincara: “Certamente questo lo favorisce ma per me resta un modello pericoloso - ha spiegato Lerner -. Credo che questa estrema destra galvanizzata anche dall'attentato di oggi in Pennsylvania tornerà a unirsi in questa ideologia dell'uomo forte". Insomma, per l’irriducibile Lerner è sempre colpa dell’ex presidente americano. Dallo studio, infatti, arrivano le dovute precisazioni. “Hanno sparato a lui”, ricorda giustamente il conduttore. Niente da fare. La reazione di Lerner è l’ennesimo delirio storico: "Voglio ricordare - si intromette l’editorialista - che hanno sparato anche a Hitler in passato. Questo però non ha fatto di lui un eroe". Gelo in studio. Il conduttore replica stupito: "Eh però un paragone Trump-Hitler...".

Il danno è fatto. La lista dei progressisti odiatori si deve aggiornare. Il paragone con il dittatore tedesco è solo l’ultimo tassello di una retorica anti-Trump magistralmente condotta da una parte della gauche americana, europea e perfino italiana. Da qui le parole del premier italiano, Giorgia Meloni, assumono un significato ancora più importante.

"Servono parole chiare - ha scritto su X dopo le immagini dell'attentato - I silenzi, le mezze giustificazioni, le minimizzazioni e le demonizzazioni non sono giustificabili e creano l'humus culturale che produce atti come quello cui il mondo ha appena assistito". Un monito sul quale gran parte della sinistra mediatica preferisce fare orecchie da mercante.

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