"Tutelare l'Italia dall'islam radicale". L'appello contro le moschee abusive

La moschea abusiva di Milano San Siro di cui si è raccontato nell'edizione del 14 gennaio de Il Giornale è solo l'ultima di una lunga serie: "Veicolo per la diffusione dell'estremismo"

La preghiera dell'Islam
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L'emersione di una moschea abusiva a Milano, nel quartiere San Siro, come raccontato da Alberto Giannoni su il Giornale, ha riacceso il dibattito sul pericolo di radicalizzazione nel Paese e in Europa. L'impossibilità di attuare un controllo sui frequentatori e il rischio che in questi posti possano diffondersi idee contrarie alla società occidentale è effettivamente altissimo, come già dimostrato in passato. La moschea di San Siro, in via Gianicolo, dovrebbe aprire a marzo, mese del Ramdam, ma la politica ora sta alzando le barricate affinché questo non accada e vengano attuati i controlli adeguati per impedire la diffusione di luoghi di culto non autorizzati, in aree nelle quali il piano urbanistico, per altro, non le prevede.

"L'Italia va tutelata dall'islamismo radicale, una minaccia concreta alla sicurezza nazionale e alla coesione sociale. Le moschee abusive rappresentano il veicolo principale attraverso cui l’estremismo può radicarsi e propagarsi nelle nostre città", ha dichiarato l’eurodeputata della Lega Anna Cisint, che da sindaco a Monfalcone ne ha individuate e chiuse due. "È impellente mappare i centri islamici presenti sul territorio italiano, rendere pubblici i bilanci delle organizzazioni che li gestiscono e monitorare l’operato dei predicatori che spesso senza titoli e alcuna forma di controllo si professano Imam. Non è più accettabile che moschee o centri islamici sorgano senza rispettare il piano regolatore", si legge nella nota di Cisint, che ci tiene a sottolineare come sia dovere dei Comuni provvedere al controllo in tal senso. "E mi rivolgo anche ai giudici amministrativi perché delle due l’una: o i piani regolatori non servono più, vanno cestinati e non si devono più approvare oppure vanno rispettati", prosegue nel comunicato.

Ma c'è una questione a monte che merita di essere affrontata e di essere approfondita: chi finanzia queste moschee abusive? Cisint si sofferma si questo punto chiedendo come mai i bilanci di queste organizzazioni non sono pubblici, il che impedisce di sapere da dove provengano i fondi impiegati per la realizzazione. Sono state spesso individuate movimentazioni sospette verso e da questi centri, sui quali lo Stato non ha controllo perché riescono a eludere le verifiche. "Cosa viene predicato all’interno di questi centri islamici? Spesso si tratta di realtà opache, che possono trasformarsi in potenziali centri di formazione per estremisti. Monfalcone lo ha già dimostrato: da centri culturali irregolari alla cattura di un terrorista residente proprio in città, il passo è stato breve", ha ricordato Cisint.

Sulla nuova moschea abusiva i costruzione in via Gianicolo non ci sono informazioni chiare. "Dove sono i permessi? Chi monitora cosa accade in questi luoghi? La libertà di culto è sacrosanta, ma deve essere esercitata nel rispetto delle leggi italiane", ha sottolineato Cisint.

L'esponente della Lega ha poi concluso: "Milano come Monfalcone e l’Italia non possono diventare terra di nessuno ed è per questo che è diventato improrogabile prendere in mano questa situazione e senza ideologia e buonismo determinare quei paletti e l’applicazione di quelle regole a garanzia della sicurezza e del rispetto di tutti noi".

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