Fiaschi dem e incompetenti grillini: tutti i flop della classe dirigente giallorossa

Fratelli d'Italia viene (ingiustamente) accusata di non avere una classe dirigente adeguata. Guardando in casa Pd e M5S, però, non si trovano molti casi virtuosi

Fiaschi dem e incompetenti grillini: tutti i flop della classe dirigente giallorossa
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Il caso ‘Pozzolo’ irrompe durante la conferenza stampa di fine anno. L’annuncio in diretta tv della sospensione del deputato vercellese non ferma le critiche che Giorgia Meloni, in qualità di leader di partito, respinge con forza.

“Sul rafforzamento della classe dirigente, ho molta più stima della classe dirigente di Fratelli d'Italia di quella che leggo sui quotidiani, ma questo non vuol dire che non si debba continuare a crescere e fare meglio il proprio lavoro”, precisa subito la Meloni che, in un altro passaggio, replica anche alla richiesta di Giuseppe Conte di far dimettere gli esponenti del governo che sono indagati: "Il M5s ha sempre chiesto le dimissioni degli indagati di qualsiasi partito. Con una eccezione: quelli del M5s. Due giorni prima della lettera, - ricorda la Meloni - Conte nomina vicepresidente del partito una persona condannata in primo e secondo grado".

Il riferimento è, ovviamente, al caso della deputata Chiara Appendino che è risultata indagata e, addirittura condannata in secondo grado a 18 mesi di galera per i fatti di piazza San Carlo, risalenti a quando lei era sindaco di Torino. Un grosso problema di classe dirigente, infatti, è presente soprattutto tra i giallorossi. I casi di mal governi come quelli di Chiara Appendino a Torino e di Virginia Raggi a Roma sono solo i più eclatanti, ma non sono certo gli unici. Entrambe avevano espugnato i due capoluoghi di Regione battendo il centrosinistra dell’epoca che, poi, trovò la sua rivincita dopo cinque anni. Gli indagati tra i Cinquestelle, negli ultimi anni, sono stati più di qualcuno e non si può certo dire che le esperienze di governo grilline a livello locali siano state memorabili tanto è vero che, salvo rare eccezioni, i sindaci M5S non hanno fatto il bis.

Tra addii illustri (Luigi Di Maio) e mancate ricandidature per il limite dei due mandati (Roberto Fico), la classe dirigente del Movimento è sempre più ridotta all’osso. I risultati delle elezioni amministrative sono spesso deludenti per i Cinquestelle e, ogni qual volta, il centrosinistra ha candidato un esponente pentastellato per la guida di una qualsiasi Regione ha sempre perso. E che dire dell'infelice decisione dell'Alleanza Verdi/Sinistra Italiana di candidare Aboubakar Soumahoro, paladino dei più deboli sui cui proprio sua moglie lucrava? Ma anche il Pd non ha sempre espresso una classe dirigente così impeccabile ed eccezionale come spesso viene elogiata per la sua presunta efficienza. Eccezion fatta per i cinque anni di Gianni Alemanno e il quinquennio a guida Virginia Raggi, Roma è sempre stata amministrata da sindaci di centrosinistra o del Pd.

Sembra essere passata un’era geologica eppure la cacciata di Ignazio Marino da parte dei consiglieri della sua stessa maggioranza è ancora viva nella memoria di molti militanti piddini di Roma, mentre l’attuale sindaco, Roberto Gualtieri, viene accusato di non aver risolto i nodi cruciali della Capitale (rifiuti e trasporto pubblico) e di aver bloccato la città con centinaia di cantieri. Ma, guardando a livello nazionale, la situazione non è certamente più rosea.

Vincenzo De Luca, autore del libro ‘Nonostante il Pd’, non perde occasione di criticare la segretaria Elly Schlein e la nuova classe dirigente del partito che ancora non è riuscita a vincere nemmeno una delle recenti competizioni elettorali. A meno che non si vogliano considerare le vittorie al Comune di Udine, Vicenza, Brescia e Teramo fondamentali e decisive nella sfida al centrodestra della Meloni…

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