Vendola a Bersani: "Staccare la spina a Monti"

Scontro politico a sinistra. Vendola al Pd: "Staccare la spina al governo". Bersani non vuole. La convivenza si fa dura

La legge di stabilità rischia di destabilizzare gli equilibri interni al centrosinistra. Da una parte il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che, nonostante i malumori nei confronti della riforma delle pensioni e i dubbi sulla nuova manovra licenziata ieri sera dal Consiglio dei ministri, continua a confermare il proprio appoggio al premier Mario Monti, dall'altra il leader del Sel Nichi Vendola che, in vista delle elezioni politiche, chiede ai democratici un'inversione di rotta.

Il centrosinistra va in corto circuito. Pressioni dall'ala più radicale, pressioni in parlamento, pressioni dentro al partito. Bersani deve tenere a freno le spinte centrifighe e centripete che rischiano di minare, giorno dopo giorno, la sua leadership. Sul piatto ci sono gli ultimi provvedimenti voluti dall'esecutivo e, soprattutto, le future alleanze con cui presentarsi alle prossime elezioni. Non è solo il sindaco "rottamatore" Matteo Renzi a sferzare la stanca nomenklatura di via del Nazareno. Adesso anche Nichi Vendola è entrato in gamba tesa su Bersani. All’indomani del via libera del Consiglio dei ministri alla legge di stabilità, il governatore della Puglia ha infatti chiesto ai democratici di staccare la spina ai tecnici: "Bisogna dare uno stop al governo Monti. Il Pd deve decidere se vuole vincere le elezioni contro il sentimento del Paese e dopo che si è scorticato vivo ciò che resta degli italiani". Secondo Vendola, infatti, il centrosinistra dovrebbe reagire con durezza a questa manovra che, "al netto di propaganda e fuffa, è un colpo al welfare". "Stavolta il malumore del Pd deve diventare un’esplicita differenza - ha insistito il laeder del Sel - perché se sinora ha retto lo stato di eccezionalità, l’orlo del baratro su cui eravamo e la cacciata dell’uomo del burlesque, ora bisogna ridare ossigeno ai ceti popolari".

E il Pd? Che fa? Per il momento sta a guardare. Bersani continua a giurare fedeltà a monti, sebbene con qualche distinguo, e inizia a prendere le distanze dall'eventualità del Monti bis. Nei giorni scorsi lo stesso Stefano Fassina, respondabile Economia per i democratici, aveva espresso il proprio scetticismo nei confronti delle misure economiche del Professore suscitando sconcerto e disapprovazione da parte dell'ala "montiana" del Pd. Tuttavia, all'indomani del via libera alla legge di stabilità, anche Bersani ha tirato il freno a mano. Ora vuole chiarimenti su scuola e sanità: "Benissimo la riduzione delle aliquote più basse ma credo ci siano cose da aggiustare su due punti: serve un’occhiata molto precisa sugli effetti dei tagli alla sanità e temo che per la scuola si taglino 6.300-6.400 posti lavoro degli insegnanti". Ad ogni modo, il segretario piddì ha spiegato che la collaborazione con Monti non finisce: "Il nostro sarà un leale sostegno fino alle elezioni perché sappiamo i problemi che il governo deve affrontare e che non se li è cercati lui". Poi, però, l'avvertimento: "In questo leale sostegno diremo la nostra come sul tema degli esodati aspettiamo risposte già dall’immediato 2013".

Anche sul futuro appoggio dei democratici a Monti, Bersani si esibisce in una piroetta senza precedenti. Dopo averlo incensato e sostenuto per mesi, il leader democratico fa un passo indietro temendo che l'asse con il Pdl e l'Udc possa fargli perdere altri voti. Voti che potrebbero favorire lo stesso Vendola o, ancora peggio, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

Un timore che Bersani ha già verificato alle ultime amministrative quando il comico genovese ha registrato un'esplosione di preferenze senza precedenti. "Quando si parla di Monti, se si allude a maggioranze spurie, si è sulla strada sbagliata - ha spiegato - l'Italia deve tornare a essere un Paese normale, poi il tasso tecnico del governo è un optional".

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