Vincenzo e Maria Antonietta Muccioli erano in primo luogo due credenti e da sempre si raccontavano come alla loro vita, benché felice e benestante con due figli, mancasse una chiamata della Provvidenza che significasse dedicare la loro storia familiare al prossimo. I Muccioli erano proprietari di alcune case e di terreni sulla collina di Coriano, dove oggi sorge San Patrignano fino a quando, in una piovosa notte autunnale, una giovane ragazza tossicodipendente bussò alla loro porta. Per Vincenzo Muccioli quell'incontro casuale corrispose alla chiamata della Provvidenza. Siamo alla fine degli anni Settanta quando l'eroina mieteva più di una vita ogni giorno. Prendersi cura di un drogato significava cercare di recuperare gli «ultimi» della società.
Così nacque sulla collina di Coriano la comunità di San Patrignano; quella nascita che ha poi rappresentato la speranza per migliaia di ragazzi, ha anche significato per Andrea Muccioli, all'epoca quattordicenne, la prima delle quattro tempeste della sua vita. Andrea si ritrovò a dover condividere quel meraviglioso padre con tante persone. Da lì a poco Andrea dovette accettare di vivere la seconda tempesta; l'arresto del padre nel 1980 con l'accusa di sequestro di persona e maltrattamenti. Antonietta quel giorno spiegò ai figli Andrea e Giacomo cosa stava accadendo al padre, accusato ingiustamente (fu assolto il 29 marzo del 1990) e sottoposto a 17 anni di processi, menzogne e accuse. Menzogne e vicende giudiziarie che mai intaccarono l'amore per San Patrignano e per i suoi ragazzi. La scelta di essere una famiglia allargata fu una scelta di Vincenzo e Antonietta ma cadde sulle teste dei figli Andrea e Giacomo che nel 1978 erano degli adolescenti. In qualche modo dovettero subirla. Non è facile trovarsi faccia a faccia con il dolore del prossimo, la sofferenza e la morte. A tutto questo Andrea e Giacomo non erano preparati. Non è stata la famiglia Muccioli a divenire con San Patrignano una comunità ma, la magia di quel posto che ho avuto la fortuna di conoscere in più di trent'anni di conoscenza con Andrea, è stata quella di trasformare un'intera comunità in famiglia. Così gli anni della malattia di Vincenzo dall'8 marzo del 1993 al 19 settembre del 1995 furono gli anni della terza tempesta per Andrea. Furono gli anni in cui lui, avvocato ventottenne assunto alla Snamprogetti, non esitò a lasciare tutto, trasferendosi con la moglie Cristina, avvocato anche lei, dedicandosi all'ufficio legale e ai tanti casi di bambini di tossicodipendenti affidati alla comunità. Anni faticosi dove la famiglia Muccioli, che aveva deciso di donare tutti i loro averi alla Fondazione San Patrignano, scelse di continuare la missione. Parte integrante di questa storia Gianmarco e Letizia Moratti che divennero famiglia con i Muccioli condividendone lo spirito al punto che Vincenzo chiese a Gianmarco Moratti di farsi carico della sua famiglia qualsiasi cosa fosse accaduta, visto che i Muccioli si erano spogliati dei propri beni.
Alla morte del padre, Andrea fu chiamato dalla comunità tutta a prenderne il testimone e non si tirò indietro, trovandosi 1600 persone da recuperare e gli strascichi delle accuse a San Patrignano. È stata vita quella di Andrea dedicata e vissuta con il prossimo senza mai percepire uno stipendio e impostata sulla fiducia e sull'amore. Fino a quando nel 2011 tutto si interruppe. «Un vero e proprio ricatto dei parte dei Moratti» racconta Andrea. «Ci hanno sbattuto fuori dalla comunità». Fu chiaro, nel racconto di Andrea Muccioli come i Moratti avessero deciso improvvisamente di non convivere più con i Muccioli. Da una parte il testamento spirituale fu portato avanti da Andrea mentre l'esecuzione amministrativa di una promessa capace di garantire un futuro a San Patrignano e ai Muccioli era affidata ai Moratti. Quasi venticinquemila ragazzi presi in carico dal 1978 al 2011 con più del 60% di recuperi quando la media mondiale delle comunità si assesta attorno al 15%. San Patrignano costruita dai Muccioli è un esempio mondiale di sociale. Ma da quell'agosto del 2011 Andrea dovette ricominciare da capo la sua vita e con lui la sua famiglia; la moglie Cristina e i tre figli. Anche Antonietta andò via portandosi a Rimini le spoglie di Vincenzo che riposavano a San Patrignano.
Ma a maggio di quest'anno Andrea, assieme allo chef Franco Aliberti ha aperto, all'interno della vecchia lavanderia del Grand Hotel di Riccione, «Evviva», un ristorante a scarto zero dove nulla si spreca e tutto si recupera. Una filosofia questa del recupero che ha radici nell'anima di Andrea quando recuperava gli «ultimi» della società. Un recupero che parte dal luogo, le lavanderie del Grand Hotel, che erano da tempo inutilizzate. Stagionalità, sensibilità nella scelta del prodotto unite a un locale che dalle nove del mattino con le colazioni passando per pranzi, aperitivi e cene è sempre aperto fa di «Evviva» una ricetta di accoglienza unica in Italia.
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