Volontario del 118 corre per un incidente La morta è sua figlia

Ragazza di 16 anni investita da un'auto pirata. Il padre: "Adesso il colpevole deve pagare"

Volontario del 118 corre per un incidente La morta è sua figlia

Ancora pochi metri e sarebbe stata a casa, invece la sua vita di sedicenne è stata stroncata da un pirata della strada che l'ha travolta mentre attraversava la provinciale insieme al cugino, di ritorno da una passeggiata. Suo padre, soccorritore del 118 che di vite ne salva ogni giorno, è accorso sul posto e si è visto strappare via la sua piccola da una persona senza volto e senza scrupoli. Beatrice Papetti, sedicenne studentessa di liceo artistico e residente a Gorgonzola con papà Nerio, mamma Roberta e la sorella Francesca, non c'è più. Ad ucciderla è stata l'auto guidata da un misterioso pirata della strada che l'ha travolta alla mezzanotte di mercoledì, sulla sp11 all'altezza dell'attraversamento che collega il centro cittadino con via Cascina Mirabello, dove la giovane viveva. Avrebbe dovuto essere una serata come tante, di quelle sere d'estate spensierate tra adolescenti. «Bea» era uscita in bicicletta, insieme al cugino Giovanni di 18 anni, per andare a passare qualche ora con gli amici nel centro del paese, una consuetudine per chi ha finito la scuola e non ha altri pensieri per la testa se non sorridere e godersi le vacanze. Nel percorrere l'ultimo tratto di strada verso casa, sono finite le risa, sono improvvisamente scomparse gioia e spensieratezza. La storia della sedicenne si è interrotta per mano di chi, correndo presumibilmente a forte velocità, l'ha travolta scaraventandola a quasi cento metri di distanza, per poi fuggire senza nemmeno rallentare la corsa in direzione Gessate. Beatrice, soccorsa grazie alla telefonata del cugino al 118, è stata trasportata di corsa all'ospedale di Melzo. Con lei c'era anche il padre, Nerio Papetti. L'uomo era di servizio su un'altra ambulanza del 118, la sua è una di quelle esistenze votate ad aiutare il prossimo, quando via radio ha ricevuto la chiamata. Pochi attimi, probabilmente, sono bastati a Nerio per capire cosa fosse accaduto. Le sirene spiegate, la corsa per arrivare vicino casa sua con la speranza di trovare Beatrice viva. Papetti ha fatto in tempo a vedere il luogo dell'incidente, capirne la gravità e seguire l'ambulanza dei colleghi sui cui era stata fatta salire la sua bambina. Arrivato in ospedale, per un uomo abituato a sostenere il dolore dei parenti delle vittime e fare coraggio ai feriti, è bastato il volto degli altri soccorritori per capire che Beatrice non c'era più. All'ingresso in ospedale purtroppo, la giovane è deceduta a causa dei numerosi traumi riportati nell'impatto. Nerio è tornato a casa senza la sua Bea. «Non si può morire così – dichiara Papetti distrutto dal dolore – come si fa a non fermarsi. Come si può andare via senza avere la coscienza di capire cosa sia successo? Questa persona si deve costituire». È la giornata del dolore a casa Papetti, dell'incredulità. «Non si può morire a sedici anni – urla tra le lacrime la nonna – io non ci credo». Nel cortile della signorile cascina ristrutturata di via Mirabello ci sono tutti: amici, parenti, vicini di casa di Beatrice e della sua famiglia. Hanno tutti gli occhi lividi dal pianto, qualcuno singhiozza, nessuno trova una spiegazione ad una morte così atroce e improvvisa, che forse nemmeno esiste. «Mia figlia era ad almeno settanta metri di distanza dal punto di impatto – prosegue Papetti, negli occhi sgomento e profonda tristezza– chi guidava correva. Ne vedo tutti i giorni di incidenti così, gente che si mette alla guida ubriaca, drogata e poi la mattina dopo nemmeno si ricorda cosa ha fatto».

Beatrice, gli occhi vispi dalla sua pagina facebook dove scrive di amare gli animali, era una ragazza allegra, dolce «Usciva con mia figlia, andavano con gli amici in piazzetta – dichiara Riccardo De Martino, amico di famiglia – è un caso che ieri sera non fossero insieme. Non c'è nulla da dire, per una tragedia simile».

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