«Il volto della duchessa? Brillanti gli occhi ma il resto com'è triste»

Franco Polo è uno dei ritrattisti italiani più talentuosi. È un outsider, nel senso che ha rifiutato la logica dell'arte intesa come business, e si è rifugiato nel suo studio veronese perseguendo un concetto di arte che si rifà all'antica scuola veneta del Giorgione e che nulla ha a che fare con le speculazioni pseudo artistiche contemporanee. A lui abbiamo chiesto un parere sul ritratto di Kate Middleton.
Cosa pensa dell'opera del suo collega Paul Emsley?
«È un ritratto tecnicamente corretto, ma che secondo me difetta di calore cromatico. Le tinte degli incarnati mancano delle velature verdastre, grigio bluastre e anche rosse. Con una posa meno frontale, una luce più modellata e velature pittoriche più complete il dipinto sarebbe risultato più plastico e tridimensionale».
Insomma, si vede che Emsley non appartiene alla grande scuola veneta del colore.
«Questo è evidente. Ma non giudico negativamente il risultato finaled. Fronte e guance mi sembrano un po' piatte, invece l'espressione degli occhi mi pare buona.
I critici inglesi hanno parlato di una Kate che nel quadro appare invecchiata più del dovuto.
«Non direi. A me sembra una Kate più matura. Come se l'artista avesse inteso proiettare la duchessa in una dimensione più universale e meno legata alla contemporaneità».
Scelta condivisibile?
«Quando si va a cercare un pittore per un lavoro di commissione, deve essere scelto per lo stile ed il suo modo di lavorare. Poi bisogna poi lasciare a lui l'iniziativa per certe scelte iconografiche».
Lei personalmente ha ricevuto grandi consensi per un ritratto donato a Papa Ratzinger.
«Ho impiegato quattro mesi per realizare quel quadro. Il gradimento mostrato dal Pontefice è stata per la più grande soddisfazione della mia vita professionale».
Quando sente parlare di investimenti in arte cosa pensa?
«Tutto il male possibile.

I mercanti d'arte hanno ucciso l'arte. Che per me dal 1800 in poi non esiste più»
Oggi cosa c'è al posto dell'arte?
«Solo ignoranza e speculazioni. Oltre all'assoluta incapacità di riconoscere il bello».