Il Partito democratico è riuscito nell'impresa di litigare anche sulle modalità di voto delle primarie. La fase finale del Congresso è alle porte e non si placano le spaccature interne. A dividere la varie anime del Pd questa volta è la procedura per consentire agli iscritti di esprimere la propria preferenza alle primarie, che tra l'altro rischiano di slittare dal 19 al 26 febbraio. Sullo sfondo si consuma un braccio di ferro tra chi vorrebbe consentire il voto online e chi invece si oppone con forza.
L'ipotesi del voto online
Nelle ultime ore è spuntata la possibilità di consentire la modalità mista, ovvero far votare le primarie anche sulla rete affiancandola a quella classica in presenza. Come riferisce La Repubblica, a schierarsi a favore di questa opzione è Elly Schlein: in tal modo la candidata alla segreteria dem vorrebbe ampliare la partecipazione attraverso la spinta della consultazione digitale.
Schlein può contare sul "sì" di diversi esponenti del Partito democratico. Per Laura Boldrini bisognerebbe far votare le primarie sia nei gazebo sia online: "Nessuna paura, guardiamo al futuro e facciamo del Pd un partito che facilita il coinvolgimento delle giovani generazioni". Anche Alessandro Zan è per l'adesione digitale, mettendo così in campo tutte le ipotesi per favorire quanta più partecipazione possibile: "Abbiamo l'opportunità di dimostrare che un largo voto popolare è possibile anche con i nuovi strumenti digitali, garantendo allo stesso tempo privacy e trasparenza".
Nello schieramento dei favorevoli rientra pure il deputato Marco Furfaro, secondo cui riconoscere la possibilità del voto online rappresenta una questione di democrazia di cui il Pd deve tener conto: "Sarei sorpreso se qualcuno volesse limitare l'accesso delle persone alla politica. Ci chiamiamo democratici, sono i nostri valori ad impedirci di negare la partecipazione a chi magari è impossibilitato a recarsi al gazebo perché anziano o dista chilometri e non ha mezzi per arrivarci".
Il fronte del "no" frena
È altrettanto folto il fronte del "no". A mettere in atto una sorta di resistenza è Matteo Orfini, che ha messo in evidenza come il mondo del web non debba influenzare la sfera della politica: "Eleggere la guida di un partito è una cosa seria. Se si vuole contribuire a una scelta importante come quella della guida di un partito, si partecipa. Sennò possiamo chiudere il partito, i circoli e tutto il resto e sostituirli con una pagina Facebook o Instagram. Ma non mi pare una grande idea".
C'è chi chiede di tenere in considerazione l'innovazione digitale e tecnologica con le relative opportunità che offre. Oltre a Orfini non è d'accordo neanche Simona Bonafè: la vicepresidente dei deputati del Partito democratico sostiene che il coinvolgimento diretto degli elettori rappresenta un modo per rilanciare il progetto dem che non può essere affidato al web.
"Il Pd è da sempre il partito della democrazia partecipata, è il popolo dei gazebo. Non possiamo ricorrere a scorciatoie facili come il voto online che rischierebbe inoltre di penalizzare le persone meno informatizzate", è la posizione di Bonafè.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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