«Io, operato allo Ieo contro la mia volontà»

L’ultimo tentativo l’ha fatto quando era già in sala operatoria. «Prima dell’intervento ho ancora una volta scongiurato di non essere operato. Mi hanno risposto che non era possibile». Così, il signor P., 70 anni, viene sottoposto a un intervento chirurgico al polmone. Lo stesso per il quale ha denunciato un primario di chiurgia toracica dello Ieo, l’Istituto europeo di oncologia, finito ora nel registro degli indagati con l’accusa di lesioni aggravate.
L’esposto è del 21 dicembre scorso. Il pubblico ministero Maurizio Ascione - come riportato ieri dal Giornale - ha aperto un fascicolo per verificare quanto raccontato dall’anziano e da un’altro paziente dell’istituto di via Ripamonti, una donna di 59 anni che accusa lo stesso dottore - parere medico-legale alla mano, presentata negli uffici dei magistrati il 16 dicembre del 2010 - di essere stata oggetto di un’operazione «assolutamente controindicata e produttiva solo di danno». Come già scritto ieri, la Procura procede con grande cautela, anche a fronte del curriculum di assoluto rispetto del primario. Ma quanto denunciato verrà verificato dal pm.
Perché il signor P. racconta questo. «Il 15 settembre del 2010 - scrive - mi sono recato allo Ieo per la visita specialistica suggerita da una Tac» precedentementre effettuata in un altro ospedale. Il medico, osservando l’esame al computer, «aveva indicato numerosi puntini luminosi asserendo che erano tutte metastasi». Così, «ho chiesto quali alternative fossero possibili, sentendomi rispondere che l’unica possibilità era un ricovero immediato con conseguente operazione per vedere se si poteva fare qualcosa, il tutto però per una cifra di 40mila euro». Così è deciso. L’anziano si farà operare. Cinque giorni dopo, il 20 settembre, l’uomo entra nel reparto di chirurgia toracica per eseguire i prelievi del sangue, un esame cardiologico, l’esame della Pet indispensabile per localizzare le cellule tumorali. Però, sorpresa. In via informale, un medico dell’Istituto spiega che «l’esito della Pet era negativo e che non erano state riscontrate cellule tumorali nei polmoni». Quando l’informazione arriva al primario, quest’ultimo avrebbe «negato di aver parlato di metastasi dicendo che nel referto si parlava di noduli». Il 70enne, a quel punto, cambia idea. «Non voglio più essere operato». Ma «hanno risposto che l’operazione era indispensabile perché la Pet non è sempre attendibile». Arriva il giorno dell’intervento. «Alle 6, quando si sono presentati due infermieri in camera per prepararmi all’intervento, mi sono rifiutato». Due ore più tardi, il primario sarebbe intervenuto «dicendo in tutti i modi che dovevo essere operato, e che la sala era già pronta». Il 5 novembre, però, l’anziano riceve i risultati di una Tac post-operatoria effettuata in un’altra clinica. L’esame non evidenzia «micronoduli di nessun genere». E parte la querela.
La direzione sanitaria dello Ieo, però, non ci sta.

«Abbiamo identificato i casi citati, e verificato il modus operandi dei nostri sanitari e possiamo affermare che i due pazienti sono stati gestiti senza alcuna irregolarità e nel rispetto delle linee guida nazionali ed internazionali. Aspettiamo l’esito delle indagini, ma siamo certi che il medico non ha commesso alcuna forzatura».

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