«Vincere è un'eventualità. Lo è anche morire. E se non rischi di morire, non puoi vincere. Non ho una moglie nè figli, non ho una casa nè un mutuo. Insomma, nulla di cui preoccuparmi. Non ho responsabilità». Guy Martin punta a vincere il Tourist Trophy, la gara più pericolosa al mondo che si corre sull'isola di Man dal 5 all'11 giugno.
Guy Martin non è solo un pilota. Prima di tutto è un meccanico. È un meccanico di camion nell'officina di famiglia e ha un unico scopo: «Il mio obiettivo è vincere il TT. Ho vinto un sacco di altre gare su strada, compreso il Grand Prix di Ulster e quello di Scarborough. Però non ho mai vinto un TT. È il mio punto debole. Appena ne concludo uno aspetto già il prossimo. Qualsiasi altra cosa, a confronto, non è niente», dice in un'intervista a Riders Italian Magazine. Il pericolo è un ingrediente essenziale: «Se fosse sicuro, non mi piacerebbe. Mi piace il pericolo, correrci vicino».
Rischia anche chi corre in pista e vince il Mondiale MotoGp, come ha fatto più volte Valentino Rossi. «È fantastico. Velocissimo. Ma il TT è molto diverso dalle sue gare. È come paragonare il calcio e il biliardo. Tutti e due si giocano con delle palle, ma sono due mondi diversi». In pista, si può vincere per una staccata. «La cosa importante, nel TT, non è frenare all'ultimo». In pista «sono più veloci, ma non c'è il pericolo, che io invece amo. Sono un pò noiose, ecco: dalla stessa curva ci passi 20 volte a gara. Al TT rischi anche la morte. È questo che mi piace.
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