«Io, vittima di una legge ingiusta che mi ha fatto sequestrare la barca»

Chi frequenta il Nautico ormai lo conosce. Arriva il primo giorno e, senza dire una parola, si piazza davanti alle barche a vela dei cantieri Dufour con una maglietta piena di scritte che raccontano la sua storia. L'imprenditore siciliano Sergio Picone (nella foto di Pegaso) non demorde e, per il quarto anno consecutivo, è a Genova per continuare un'instancabile protesta. Nel 1999 era venuto in Fiera con un sogno: acquistare un 50 piedi. Ma l'operazione si era trasformata in un incubo quando si era ritrovato con una barca non conforme a quanto ordinato, «che imbarcava acqua», e, in un garbuglio di promesse inattese e diffide, aveva poi finito per perdere tutto, compresi i 360mila euro già versati per il leasing. «Hanno provato a rifilarmene una usata» denuncia senza parlare, mentre sotto un sole estivo non sono pochi quelli che si fermano a leggere, non solo sulla maglietta, ma anche su guanti e cappellino, i dettagli della disavventura. «Umanamente ci dispiace molto ma la recente sentenza di primo grado ci ha dato ragione» rispondono dalla Dufour.

«Il giudice non mi ha riconosciuto la legittimità di agire a mia tutela visto che l'acquisto del bene era stato fatto per mio conto dalla società di leasing - controbatte Picone, che è in attesa dell’appello e lamenta l'indifferenza delle associazioni di consumatori, forse viziate da un pregiudizio verso il comparto del lusso -. Ma allora questo significa che chi stipula un leasing non gode del diritto di rivalersi contro chi vende se il prodotto è inutilizzabile?».

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