Irak, la ragazza che sfida l’islam con lo smalto e la moda "emo"

Unghie e vestiti neri ma niente velo. Ban, 15 anni, combatte gli ayatollah con la moda occidentale "emo"

Irak, la ragazza che sfida l’islam 
con lo smalto e la moda "emo"

Mostra con orgoglio, appeso al collo, uno scheletro in argento che suona la chitarra. Le unghie sono laccate di nero o verde, forse per prendere in giro il colore dell'Islam. L'abbigliamento è quello scuro e cupo degli «emo» la generazione di giovani pessimisti e decadenti, che si innamorano del rap di Eminem e perdono la testa per Twilight, la storia del vampiro che ama un'adolescente.

Non siamo in qualche capitale occidentale dove i ragazzi che mettono al centro le «emo»zioni sono la nuova generazione nichilista. La ragazza conciata da emo e fotografata da un giornalista del Los Angeles Times, senza farsi vedere in faccia, vive a Najaf, città santa degli sciiti. La prima adepta della generazione emo in Irak si chiama Ban (il cognome non viene rivelato per evitare ritorsioni) e ha solo 15 anni.

La sua storia sembra incredibile, ma Ban ha già un seguito fra le compagne adolescenti sui banchi di scuola. Non solo: l'abbigliamento, i guanti a rete, gli anelli, i bracciali e la moda emo serve per contrastare il grigiore del velo islamico o della tunica nera che le donne sciite indossano.

Ban ha aperto gli occhi con l'invasione americana dell'Irak. Suo padre, medico, è caduto in un'imboscata. Si è salvato, ma nel tritacarne della guerra fra sette l'avevano messo sulla lista nera delle esecuzioni. Allora ha dovuto fuggire nella città santa degli sciiti, Najaf, perchè i sunniti lo volevano morto.

Ban si è sentita morire senza più amici, abituata solo ai funerali delle vittime del conflitto e sempre più oppressa dai costumi islamici. Lei che indossava jeans e girava a capo scoperto nella capitale doveva piegarsi al velo, anche integrale. «Gli ayatollah sono andati oltre - spiega la ragazzina al Los Angeles Times -. Tutto è diventato haram (proibito), dalle unghie laccate al trucco. Qualsiasi cosa è no, no, no».

La ragazzina sprofonda nella depressione e si aggrappa a internet, dove viene attratta da Evanescence, una banda musicale fondata dalla texana Amy Lee, che ama vestirsi di nero, in contrasto al rossetto color fuoco. Ban impara a memoria strofe come «la paura è solo nella tua mente (...) povera, dolce, innocente ragazza asciuga le tue lacrime».

Durante un viaggio di ritorno a Bagdad scopre che suo cugino e altri amici sono attratti dalla generazione emo. Ban si trasforma con ciondoli a forma di teschio e guanti in lattice. Li nasconde sotto il velo integrale, ma a scuola comincia a farsi vedere. All'inizio la prendono per matta. Porta sandali e non scarpe chiuse. Su una calzatura disegna un teschio e sull'altra un angelo. Sui banchi di scuola recluta altre emo, che creano un clan. Al gruppo si contrappongono le ragazze apparentemente rigorose, che gli "angeli" di Ban chiamano Hakimus, un nomignolo derivato dagli Hakim, potente famiglia religiosa e politica sciita.

Le ragazze emo scaricano da internet la musica rap di Eminem e guardano assieme film come Twilight. «È così romantico», sospira Ban, ma la sua rivolta generazionale non è fatta solo di emozioni.

Sui banchi di scuola le emo irachene disegnano graffiti sulla lotta degli "angeli" mettendo in allarme i professori. Ban ha addirittura osato presentarsi in classe con il ciondolo dello scheletro che suona la chitarra sopra il velo integrale.
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