Istituto Mario Negri

Bergamo polo nazionale della ricerca scientifica. Lo si deve al lavoro svolto in un quarto di secolo dall’istituto Mario Negri che dall’inizio del mese di luglio ha lasciato la storica sede del Conventino in città e si è trasferito al Kilometro rosso a Stezzano. Un centro tecnologico la cui facciata è evidenziata da una fiammante parete rossa lunga un chilometro, visibile dall’autostrada A4 fino al casello di Bergamo. L’istituto oggi ha una nuova struttura all’avanguardia, oltre cinquemila metri quadrati di superficie, quattro piani in cui sono ospitati i due dipartimenti di medicina molecolare e bioingegneria. Riparte dai trentatré nuovi laboratori la sfida della ricerca orobica iniziata venticinque anni fa con venti pionieri, oggi sono duecentoventi i ricercatori nel centro (dedicato alla benefattrice Anna Maria Astori), soprattutto giovani. Fondatore del «Negri» di Bergamo, costola di quello di Milano, è il professor Silvio Garattini farmacologo bergamasco di fama internazionale, mentre coordinatore delle ricerche è il professor Giuseppe Remuzzi a cui si devono importanti, per non dire vitali, risultati in campo nefrologico. «Nel nuovo Istituto manterremo e rafforzeremo i nostri rapporti con Milano – sostiene Remuzzi - ma questo vale anche per le collaborazioni che in questi anni abbiamo stabilito con altre istituzioni scientifiche, almeno 250 in Italia e ancora di più all'estero e con gli ospedali, soprattutto con il Riuniti di Bergamo». Il «Negri» continuerà a occuparsi di temi che in questi anni hanno già dato eccellenti risultati: come la ricerca di nuove cure per rallentare la progressione delle malattie renali e ritardare o evitare del tutto il ricorso alla dialisi, lo studio dei meccanismi del rigetto del trapianto. La sfida più stimolante riguarda la riparazione di organi e tessuti con le cellule staminali, quelli su isole pancreatiche e organi artificiali. Sono in corso ricerche su un campione di centenari per comprendere il segreto della loro longevità. Allo studio anche lo sviluppo di modelli animali di malattie rare per sperimentare nuove cure. Verrà rafforzato il collegamento con le attività del Centro «Aldo e Cele Daccò» di Ranica (Bg) che si occupa di queste patologie orfane. Con il trasferimento dell’Istituto nella nuova sede, Bergamo assume un ruolo ancora più rilevante nel panorama italiano della ricerca.
«L'eccellenza in campo scientifico si misura con il numero e la qualità delle pubblicazioni – sottolinea il professor Giuseppe Remuzzi - 1.200 tradotte in inglese sono il nostro biglietto da visita. Bergamo è ormai un punto di riferimento per medici, ricercatori e ammalati non soltanto in Italia.

Quando in America incontro colleghi e mi chiedono se Milano è vicino a Bergamo e non viceversa, comprendo il ruolo centrale che sta assumendo in campo scientifico una provincia fino a pochi anni fa considerata periferia del capoluogo lombardo».

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