ISTRUZIONE

Entro l’inizio delle lezioni cattedre e istituti al completo. Partite le chiamate a «termine»: prof in coda in via Ripamonti

Augusto Pozzoli

Dal primo settembre, primo giorno del nuovo anno scolastico 2005-2006, nelle scuole milanesi gli insegnanti sono già al loro posto di lavoro. Per le riunioni dei collegi docenti, per organizzare le programmazioni dell’attività didattica. Al loro fianco ovviamente, il personale non docente. Ormai manca poco; le lezioni a Milano e Lombardia avranno inizio, come è noto il prossimo 12 settembre e per quella data, fatto eccezionale per il nostro sistema scolastico, nelle classi dovrebbero esserci tutti i docenti in cattedra. O quasi. Dopo aver lavorato per assegnare gli ultimi posti fissi improrogabilmente entro la fine di agosto (a fine luglio erano rimaste disponibili ancora 400 cattedre che una leggina estiva ha consentito di potere ancora coprire), impiegati e funzionari del Csa (l’ex provveditorato agli Studi) in collaborazione con un drappello di dirigenti scolastici stanno ora chiamando gli iscritti nelle graduatorie permanenti che aspirano a un contratto a tempo determinato.
Dopo le immissioni in ruolo che hanno sanato solo parzialmente la piaga del precariato, anche quest’anno ci saranno da assegnare almeno 5.000 posti, compresi quelli riservati al personale non docente, soprattutto ai bidelli. È già stato pubblicato il calendario delle convocazioni che interessa di fatto tutti i settori scolastici, dalle materne alle superiori. Centinaia di persone al giorno che affollano i corridoi della sede di via Ripamonti, in attesa di firmare un contratto che garantirà una stipendio almeno fino al termine delle lezioni. Un’operazione complessa, che spesso costringe il personale addetto alle nomine a dei veri tour de force, e agli aspiranti supplenti a delle attese esasperanti, anche fino alle nove di sera. La macchina organizzativa della scuola resta talmente complessa che basta un errore nell’assegnazione di un posto per dar luogo alla ripetizione di decine di nomine già fatte. Oltre tutto la mancanza di una anagrafe scolastica aggiornata anche per il personale della scuola rende faticosa la messa a punto dei posti disponibili. Si corre così il rischio di inviare in una scuola un numero di supplenti superiore a quello necessario, e a lasciare scoperti i posti in altre scuole.
«Si tratta di difficoltà – osserva Rita Frigerio, segretaria della Cisl scuola – che nascono dalla mancanza di un quadro di certezze delle disponibilità dei posti da coprire. Ma quel che pesa sul destino delle scuole è soprattutto il fatto che siano stati decisi dei tagli sul personale ausiliario. Una situazione che i dirigenti scolastici stanno denunciando un po’ in tutte le scuole: secondo i nostri calcoli per far funzionale le scuole sarebbero necessari altri 400 posti. Abbiamo già chiesto un incontro con il responsabile del Csa Antonio Zenga per discutere il problema».
Nelle scuole intanto si lavora per la formazione delle classi.

Operazione abbastanza semplice nella scuola dell’obbligo, ma più complessa nelle superiori dove non esiste ancora un sistema di monitoraggio che consenta di sapere chi conferma l’iscrizione di febbraio anche se non è stato ammesso alla classe successiva, chi ha scelto un canale di formazione regionale, o chi addirittura è intenzionato ad abbandonare gli studi. In queste condizioni diventa alla fine praticamente impossibile tenere sotto controllo la dispersione scolastica, una delle piaghe della scuola soprattutto alle superiori.

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